Roma, 27 ago – Un team di ricercatori interamente targato Padova ha individuato una “porta molecolare” che diminuisce i danni al cuore e che apre la strada allo sviluppo di nuovi farmaci per combattere le malattie cardiovascolari.

Lo studio, pubblicato sulla rivista “Nature” con il titolo Identification of an ATP-sensitive potassium channel in mitochondria, è stato coordinato dal dottor Diego De Stefani e dal professor Rosario Rizzuto, rettore dell’Università di Padova, con la collaborazione dei gruppi di ricerca della professoressa Ildiko Szabò e del professor Fabio Di Lisa.

Tutte le cellule del nostro organismo hanno bisogno di energia per poter funzionare correttamente essendo dotate di compartimenti intracellulari dedicati alla produzione di energia, chiamati mitocondri, che vengono per questo definiti “centrali energetiche”. I mitocondri utilizzano l’ossigeno che respiriamo e i nutrienti che assumiamo con la dieta e li trasformano con grande efficienza in una “moneta comune” (una piccola molecola chiamata Atp) utilizzata dalle moltissime reazioni che avvengono in ogni istante nel nostro organismo.

L’attività dei mitocondri tuttavia non è costante, ma deve tenere in considerazione diversi fattori tra cui la disponibilità di energia, di nutrienti, di ossigeno, nonché il fabbisogno della cellula. Un muscolo a risposo avrà bisogno di meno energia rispetto a uno in piena attività, così come un organismo nel pieno della sua crescita avrà maggiori richieste rispetto a un adulto. I mitocondri sono in grado di “percepire” queste necessità e adattare la propria attività di conseguenza. Tuttavia, i meccanismi alla base di questa grande versatilità dei mitocondri sono compresi solo in piccola parte e non sempre funzionano in modo ottimale. In diverse condizioni patologiche si verifica infatti una “crisi energetica”, ossia una condizione in cui i mitocondri sono chiamati a fare gli straordinari.

L’esistenza di questa “porta molecolare” era stata prevista per la prima volta trent’anni fa ma, nonostante gli sforzi, mai nessuno prima di oggi era riuscito a identificare realmente questa struttura cellulare.