Roma, 30 ago – L’Amazzonia è ancora sotto scacco: da un lato la natura divorata dalle fiamme, dall’altro popolazioni che restano senza spazi per vivere e sostenersi. Per capire quali siano le ‘micce’ che hanno scatenato questo inferno e come si stia affrontando questa emergenza, il WWF ha raccolto la testimonianza di Jordi Surkin, direttore dell’Unità di Coordinamento Amazzonica del WWF Latino America che vive e lavora in una delle aree più colpite della foresta tropicale sudamericana, la foresta di Chikitana del territorio boliviano.

“Gli incendi stanno colpendo tre ecoregioni tra le più importanti per il pianeta, in una area compresa tra Bolivia, Brasile e Paraguay: la prima è l’Amazzonia, la foresta tropicale più estesa del pianeta, bacino idrico fondamentale che conserva il 20% dell’acqua globale e che riesce a stoccare il 25% del carbonio presente sulla terra. Questi incendi stanno liberando il carbonio nell’atmosfera aumentando così i danni dei cambiamenti climatici globali. L’Amazzonia custodisce il 10% delle specie globali con animali simbolo come il giaguaro” ha detto Surkin.

“La seconda è il Pantanal, la zona umida più vasta del pianeta, incastonata tra Brasile, Bolivia e Paraguay. La terza area è la Chikitana Forest, tra Bolivia e El Chaco. Il fuoco quindi sta minacciando aree di enorme importanza per la conservazione della biodiversità del pianeta, per la regolazione del clima e soprattutto fondamentali per la sopravvivenza di intere comunità che stanno perdendo le loro terre, la possibilità di avere cibo e ricavare guadagni, e in molti casi la loro casa. Il costo umano e sociale di questi incendi disastrosi è enorme, la gente deve saperlo. Alcuni scienziati considerano questi incendi un acceleratore del trend già in atto nella foresta verso il ‘tipping point’, ovvero, il punto di non ritorno per l’Amazzonia rispetto alla sua capacità di regolare il clima”.

“Le nostre guardie stanno combattendo il fuoco da almeno 3 settimane: il mondo, infatti, ha saputo degli incendi solo ora, ma qui la lotta è iniziata ben prima e per questo ora l’area devastata dal fuoco è molto ampia. In campo ci sono guardie parco, volontari, comunità locali. Purtroppo siamo nel mezzo della stagione degli incendi che di solito dura fino a novembre: a settembre quindi la situazione sarà molto simile ad agosto. Anche se riusciremo a spegnere il fuoco in alcune aree, il rischio per le prossime settimane rimarrà ancora altissimo. Il governo boliviano sta impiegando un Boeing 747 per spegnere gli incendi capace di trasportare circa 75.000 litri di acqua, uno sforzo enorme che penso si stia facendo anche in Brasile. In molte aree il fuoco purtroppo è totalmente fuori controllo e si sta estendendo in modo impressionante. Nel solo dipartimento di Santa Cruz in Bolivia, dove mi trovo ora, finora è andato in fumo oltre un milione di ettari di foresta. Stiamo mettendo in campo tutti gli sforzi possibili per salvare queste aree in cui lavoriamo con progetti di conservazione”.

“Le cause che scatenano questi incendi di così grande portata sono diverse, a seconda dei territori: in Brasile, ad esempio, gli incendi nascono nei territori di agricoltura estensiva, ma anche nei terreni dei piccoli agricoltori che cercano nella foresta mezzi di sostentamento in assenza di alternative valide. Alla base però c’è l’incapacità di affrontare un disastro di questa portata: si riesce a monitorare ma non a risolvere l’emergenza nel momento in cui questi incendi scoppiano. A peggiorare le cose c’è un’insufficiente conoscenza dei metodi capaci di impedire questi disastri. Il fuoco, se gestito in maniera appropriata, può essere utilizzato, ad esempio per rigenerare il terreno destinato al pascolo, ma nella maggior parte dei casi gli allevatori usano tecniche non appropriate e la cosa sfugge di mano scatenando incendi di più vasta portata”.

“Non so se questo disastro possa definirsi un crimine contro l’umanità, ma quello che è certo è che si tratta di una tragedia enorme che ha effetti al livello globale e di cui la comunità globale deve preoccuparsi. Il WWF collabora con molte comunità che ora stanno perdendo praticamente tutto. Una di queste, che vive nella Chikitana Forest – all’interno dell’Amazzonia boliviana – ha perso circa 60.000 dollari di legname raccolto maniera sostenibile, il guadagno di un intero anno di lavoro andato in fumo, oltre alla perdita del territorio in cui vivono. Questo sta accadendo anche in Brasile. La gente perde territorio, cibo, casa. Mamme e bambini sono stati evacuati a causa del fumo e delle condizioni di vita impossibili per colpa degli incendi. Il WWF in questi anni è riuscito a ottenere dai governi la tutela del 50% dei territorio forestali dell’Amazzonia in cui vivono le popolazioni indigene. Non possiamo perdere tutto questo e vanificare gli sforzi. Il ruolo di queste popolazioni è fondamentale per conservare l’integrità delle foreste”.

“I cittadini possono fare molto: chiedere ai governi di prendere misure che proteggano sia la natura che gli abitanti delle foreste. I governi devono fare scelte più ambiziose, i cittadini devono diventare più consapevoli e chiedere di più. Come secondo passo, bisogna scegliere nei consumi quotidiani prodotti a ‘Zero deforestazione’, ovvero, derivati da attività sostenibili che non comportino alcuna deforestazione, soprattutto per la soia. I cittadini possono poi informarsi sul nostro sito web sul ruolo delle foreste, le cause che scatenano questi incendi, restare aggiornati. Infine, è importante l’aiuto economico per garantire cibo, medicine, vestiario, equipaggiamento per chi lotta contro il fuoco sul territorio. Abbiamo estrema urgenza di tutto questo. Siamo estremamente grati a chi ci sta supportando: stanno arrivando donazioni da scuole, comunità e questo è incredibile. Ma dobbiamo fare davvero uno sforzo globale per proteggere questo patrimonio, è importante non solo per chi vive in queste aree, ma per tutto il pianeta”.

“Finora la comunità globale ha investito molto sulle attività di riforestazione e rigenerazione delle foreste. Ma occorre impegnarsi di più per rimuovere le cause che sono alla base degli incendi. I costi di riforestazione o restauro, ad es, ammontano a 620.000 dollari per ettaro. Con 1 milione di ettari di foreste bruciate, vanno in fumo un miliardo di dollari, più o meno quanto abbiamo perso in questo periodo in Bolivia. Il WWF qui in Bolivia ha pianificato tre fasi di lavoro per affrontare l’emergenza: primo passo, fornire medicine per le persone e gli animali, equipaggiare le guardie e volontari che combattono il fuoco, dare cibo e vestiti alle persone che si trovano in condizioni disperate e quindi fare una stima dei danni per recuperare le aree distrutte in collaborazione con gli enti che gestiscono le aree protette”.