Milano, 11 set – Tre gradi più alti di temperatura previsti entro fine secolo portano con sè una perdita di 23 punti percentuali del Pil pro capite mondiale, una marcata concentrazione di ricchezza a favore di alcuni Paesi (del Nord) a scapito di altri (quelli dell’emisfero sud) con tutte le conseguenze che ne conseguono. Lo sostiene il “Rapporto Coop 2019-Economia, consumi e stili di vita degli italiani di oggi”, che calcola al 2100 le seguenti variazioni del Pil pro-capite in alcuni Paesi d’Europa in base al cambiamento climatico: Germania +63%, Regno Unito +42%, Francia +10%, Italia -26%, Spagna -47%.

Si stimano poi in 143 milioni solo i profughi cosiddetti ambientali che entro il 2050 soprattutto dall’Africa, dall’Asia e dall’America Latina si dirigeranno verso Nord. In questo scenario, il Rapporto Coop rileva che l’Italia è tra i cinque Paesi più vulnerabili d’Europa e il cambiamento climatico ha già generato effetti importanti; negli ultimi 15 anni nel nostro Paese sono spariti 1 su 3 alberi da frutto, 500 ettari tra Sicilia e Calabria sono già oggi destinati alla coltivazione di frutta esotica, mentre le temperature che si innalzano hanno fatto aumentare la concentrazione di mercurio nei pesci (in 30 anni +27% ad esempio nel tonno).