Milano, 12 set – Impoveriti e frustrati: gli italiani lavorano in media 360 ore in più all’anno rispetto ai tedeschi, ma guadagnano il 30% in meno. La retribuzione è in calo, la produttività al palo e i nuovi lavori sono a basso valore aggiunto. E’ questo il quadro che emerge dal “Rapporto Coop 2019-Consumi e stili di vita degli italiani”, dove il lavoro risulta essere l’epicentro di ogni assillo. Stakanovisti loro malgrado, gli italiani guadagnano sensibilmente di meno rispetto al resto d’Europa, il nostro è un lavoro “povero” e come tale porta con sé insoddisfazione in più direzioni; da un lato il 66% dei part time aspirano al tempo pieno (il 50% in più della Germania), dall’altro il 32% a fronte di una media europea del 20% non ritiene di aver raggiunto un equilibrio fra tempo di vita e tempo di lavoro.

Scenario che si rispecchia nell’andamento dei redditi. Secondo il Rapporto Coop siamo infatti l’unico tra i grandi Paesi (insieme a noi solo la Spagna, che però vanta ben altra vitalità economica) a non essere ancora riuscito a far risalire il reddito pro-capite ai livelli pre-crisi: un gap di ben 9 punti percentuali ancora nel primo trimestre 2019, mentre la media europea è sopra di oltre 3 punti (con la Germania che svetta di 13, la Francia di 7,3 e il Regno Unito di 5,4).

Eppure, nonostante queste difficoltà, 1 italiano su 2 se interrogato non esita a collocarsi nel ceto medio (è la quota più alta d’Europa con un differenziale di 5 punti percentuali nei confronti della Germania e di 13 rispetto alla Francia), anche se poi paradossalmente è questo un ceto medio in cui più della metà (52%) lamenta difficoltà a arrivare a fine mese, il 14% è più infelice dei suoi pari grado europei ed è poco convinto di poter migliorare la propria vita.

“Il tema della classe media, che in 10 anni in Italia ha perso circa 6 milioni di persone, non può essere ignorato”, ha sottolineato in occasione della presentazione del Rapporto Albino Russo, direttore generale di Ancc-Coop oltre che responsabile del Settore Economico e dell’Ufficio Studi dell’associazione, il quale si è soffermato sul tema del salario minimo, che è già una realtà in parte d’Europa.

Il salario minimo in Europa rappresenta il 38,4% della retribuzione mediana dei full time. In Italia questo si tradurrebbe in un salario minimo di 11.369 euro, pari a una retribuzione oraria media di 4,4 euro e circa 900 euro al mese.”I cinque contratti collettivi nazionali con retribuzioni più basse in Italia sono già simili ai salari minimi europei”, ha rilevato Russo.