Roma, 7 ott – Circa il 63% dei lavoratori ritiene che nei prossimi dieci anni la maggior parte di loro farà lavori che oggi non esistono e non sono ancora codificati, il 57% che le modalità di lavoro tradizionali non esisteranno più. Con la digitalizzazione, sia il mondo del lavoro sia il concetto stesso di occupazione stanno attraversando una fase di mutamento profondo. È quanto emerge da una ricerca Swg, società di ricerche di mercato e opinione per Ernst & Young.

L’indagine evidenzia anche che le persone faticano a stare al passo con il cambiamento di competenze tecnologiche e culturali richieste dalla società contemporanea: lo pensano tre lavoratori e manager su cinque. In questo contesto, investire sull’aggiornamento costante delle competenze attraverso nuovi modelli di apprendimento è fondamentale.

L’80% dei lavoratori (il 97% dei top manager) pensa che la capacità di apprendere costantemente rappresenti oggi un requisito fondamentale, il 69% (l’80% dei top manager) che il mondo si stia sempre più dividendo tra persone con un elevato grado di competenza e persone con skills inadeguate alla domanda odierna. Secondo il 69% dei lavoratori, però, i percorsi scolastici e universitari attuali sono inadatti a superare il disallineamento tra competenze richieste e competenze disponibili.

Lavoratori e manager divergono sulle priorità per favorire la crescita delle persone: mentre i manager ritengono più importante investire sui talenti (48% contro il 20% dei lavoratori), i lavoratori pensano che occorra investire in formazione (30%) e migliorare i sistemi di welfare aziendale (31%). Inoltre, la grande maggioranza dei lavoratori (82%) ritiene che per aumentare la produttività sia determinante curare le condizioni di lavoro dei dipendenti.