Roma, 8 ott – È ancora elevato il numero di autocarri molto vecchi e particolarmente inquinanti in circolazione sulle strade del nostro Paese. Su un totale di 4,8 milioni di autocarri circolanti, quelli che appartengono alle categorie di emissione Euro 0, 1, 2 e 3 rappresentano la maggioranza e sono 2,7 milioni, pari al 56,6% del totale. Si tratta di veicoli immatricolati prima del 2006 e quindi caratterizzati da elevati livelli di emissioni. Gli autocarri Euro 4, 5 e 6 sono invece 2,1 milioni, il 43,4% del totale. Questi dati emergono da un’elaborazione dell’Osservatorio sulla Mobilità sostenibile di AIRP (Associazione Italiana Ricostruttori Pneumatici) sulle più recenti informazioni di fonte ACI.

L’elaborazione di AIRP fornisce anche un prospetto sul parco circolante italiano di autocarri per regioni. Come era lecito attendersi, la situazione peggiore si registra nel Sud Italia. La regione in cui vi è la percentuale maggiore di autocarri ante Euro 4 è la Calabria (76,4%), seguita da Sicilia (73,5%), Basilicata (70,5%) e Campania (69,5%). Agli ultimi posti di questa graduatoria, invece, si trovano la Valle d’Aosta e il Trentino Alto Adige, dove rispettivamente il 19% e il 21,6% degli autocarri circolanti è ante Euro 4.

I dati confermano che vi è ancora in circolazione nel nostro Paese una massa di autocarri particolarmente vecchi. Questa situazione impone la necessità di mettere in pratica una serie di accorgimenti e comportamenti virtuosi per rendere più ecocompatibili i trasporti su strada, come ad esempio sottoporre periodicamente tutti gli autoveicoli alle revisioni obbligatorie per legge, agli interventi di manutenzione e ai controlli sullo stato di usura e di pressione di gonfiaggio dei pneumatici, elementi questi che hanno una notevole influenza sul consumo di carburante di un veicolo e quindi sulle sue emissioni di CO2.

Inoltre, una soluzione eccellente per migliorare l’impatto ambientale di tutti gli autoveicoli, sottolinea AIRP, è l’impiego di pneumatici ricostruiti. La ricostruzione dei pneumatici, infatti, è un’attività dalle forti valenze ecologiche in quanto consente non solo di abbattere in maniera consistente le emissioni di CO2 rispetto alla produzione di un pneumatico nuovo, ma anche di allungare la vita dei pneumatici e di ridurre in modo considerevole il flusso del loro smaltimento nell’ambiente.