Milano, 10 ott  – Un incremento del Pil pari al 13% nel prossimo decennio, equivalente a 228 miliardi di euro: è questo il contributo che l’innovazione, e in particolare l’intelligenza artificiale, potrebbero portare all’economia italiana entro il 2030. A stimarlo è la società di consulenza manageriale McKinsey & Company e il suo istituto di ricerca economica McKinsey Global Institute.

Un impatto, quello dell’intelligenza artificiale, che per l’Europa potrebbe corrispondere a un aumento del Pil del 19%, per un valore pari a 2,7 miliardi di euro al 2030. Importante sarà sviluppare iniziative a favore dell’istruzione, della formazione e dell’attrazione dei talenti. Entro il 2030, in Europa, le competenze tecnologiche occuperanno una fetta sempre più importante del tempo lavorativo: +40% per le skill avanzate e +65% per quelle di base. Favorire lo sviluppo delle nuove competenze per i lavori di domani sarà dunque fondamentale. Da un lato, l’offerta formativa per i giovani dovrà continuamente aggiornarsi per essere in linea con la domanda; dall’altro la riqualificazione professionale delle persone che già lavorano è cruciale per assicurare una transizione efficace nell’era digitale. L’Europa può contare su un solido bacino di talenti: la comunità di ricercatori europei è, ad esempio, più ampia di quella degli Stati Uniti o della Cina. Il numero di programmatori software europei, inoltre, è cresciuto del 4-5% negli ultimi due anni e oggi raggiunge 5,7 milioni (negli Usa sono 4,4 milioni). Ciononostante, la concorrenza per i talenti tech è mondiale e l’Europa deve tornare a essere un polo di attrazione, richiamando i suoi cervelli in fuga e attraendo le migliori menti dalle altre parti del mondo.

Secondo lo studio, anche il settore pubblico potrebbe fare da volano per lo sviluppo dell’innovazione in Europa: la spesa europea per i prodotti e servizi pubblici ammonta a circa 2.000 miliardi di euro l’anno (pari al 14% del Pil). Una parte rilevante di questa spesa potrebbe essere destinata all’innovazione e il settore pubblico, innovando esso stesso (ad esempio attraverso iniziative di e-government), potrebbe innescare un circolo virtuoso di cui beneficerebbe anche il settore privato.

Infine, occorre incentivare la crescita delle start up. In Europa il numero di startup in ambito AI è triplicato negli ultimi tre anni e gli investimenti sono a livelli record, con 21 miliardi di euro investiti nel 2018 (+360% rispetto agli ultimi 5 anni). Tuttavia, il numero di “unicorni” europei – ossia start up che hanno una valutazione superiore a 1 miliardo – è cresciuto a un tasso pari alla metà di quello degli Stati Uniti. Inoltre, il mercato del venture capital è ancora poco sviluppato in Europa e il 90% di questi finanziamenti è concentrato in solo 8 stati membri dell’Ue. Occorre quindi continuare a incoraggiare iniziative che permettano alle realtà più innovative e promettenti di crescere.