Roma, 23 ott – Dopo otto anni di intenso, onorato e celebrato servizio, Mario Draghi è giunto al suo ultimo Consiglio direttivo della Bce. Dal primo novembre alla presidenza gli subentrerà la francese Christine Lagarde. E lunedì 28 novembre si terrà una cerimonia per il passaggio di consegne. Come c’era da aspettarsi da colui che la stragrande maggioranza degli osservatori considera il salvatore dell’euro, Draghi lascia l’istituzione avendo già allestito un ampio pacchetto di misure con cui contrastare la recente frenata dell’economia.

Provvedimenti ritenuti necessari date le implicazioni che la debolezza economica ha nel rallentare la normalizzazione dell’inflazione. La Bce, infatti, ha come mandato quello di garantire la stabilità dei prezzi, quantificata in un caro vita medio vicino al 2 per cento (mentre al momento è vicino all’1%).

La riunione del Consiglio verrà preceduta stasera dalla consueta cena informale dei governatori di tutte le banche centrali che fanno parte dell’Eurosistema. L’incontro operativo si svolgerà domattina a Francoforte e, alle 13 e 45, verranno comunicate le decisioni di politica monetaria. Dopo le misure appena prese (a settembre) su questo versante non sono attese variazioni.

Piuttosto, nella conferenza stampa esplicativa delle 14 e 30, Draghi potrà rivendicare come i dati giunti nelle ultime settimane non solo abbiano confermato, ma anche rafforzato gli argomenti in base ai quali si è ritenuto doveroso impartire una correzione di rotta alla politica monetaria, in senso espansivo.

In particolare le indagini sull’attività economica delle imprese hanno continuato a mostrare un deterioramento del quadro, che nel caso del manifatturiero si è avvicinato alla debolezza della crisi passata. E proprio nella Germania da cui continuano a provenire le maggiori critiche, la situazione si è aggravata a livelli che non si vedevano dalla recessione del 2009. Le ultime analisi none escludono addirittura una caduta in recessione tecnica del Pil.

Le critiche tedesche quindi cozzano sempre più duramente con una realtà che semmai potrebbe far ritenere l’opposto, ovvero che servirebbe un atteggiamento monetario ancor più accomodante. E forse è in questa prospettiva che si potrebbe leggere la scelta che, secondo concordanti indiscrezioni di stampa, la Germania si appresterebbe a formalizzare per il suo nuovo componente nel Comitato esecutivo.

Si tratterebbe di Isabel Schnabel, economista 48enne componente del Consiglio degli esperti economici, organismo che fornisce consulenze al governo. Sotto alcuni aspetti potrebbe essere considerata quasi una mezza “colomba”, in base agli standard tedeschi, dopo anni di nomine di falchi dell’intransigenza monetaria da parte di Berlino, sia nel direttorio Bce che ai vertici della Bundesbank.

La Schnabel ha difeso la politica monetaria di Draghi da alcune delle critiche più diffuse in Germania. E’ una variante soft di un atteggiamento rigoroso di fondo che comunque non la vede estranea, visto che solo pochi mesi fa escludeva la necessità di stimoli di politica di Bilancio in Germania dato che l’economia reggeva al contesto di rallentamento. Una linea in grado di dialogare più costruttivamente nel nuovo direttorio targato Lagarde, evitando il rischio di far finire la posizione della Germania in un quadro di isolamento.