Roma, 11 nov – L’Intelligenza artificiale (AI) crea nei pensieri degli italiani sentimenti contrastanti: si avvicinano, ne restano affascinati, ma poi tengono le giuste distanze. Eppure, in termini percentuali, coloro che esprimono un sentiment positivo sembrano oggi prevalere rispetto a chi manifesta una associazione negativa verso le nuove tecnologie informatiche e robotiche. È quanto emerge dal secondo rapporto Aidp-Lablow 2019 realizzato da Bva Doxa su robot, intelligenza artificiale e lavoro in Italia.
Per il 94% del campione l’utilizzo dei robot e dell’AI ha portato a scoperte e risultati un tempo impensabili, per l’89% è necessario per svolgere le attività troppo faticose e pericolose per l’uomo e non potrà mai sostituire completamente l’intervento dell’uomo. Per l’87% poi contribuisce a migliorare il benessere e la qualità della vita. Per il 92%, tuttavia, per cogliere tutte le opportunità è necessario lo sviluppo di nuove leggi e normative capaci di regolamentare la materia. Per contro, per il 70% degli intervistati l’avanzata di robot e AI provocherà la perdita di molti posti di lavoro e per il 50% rischia di portare al predominio delle macchine sull’uomo. Seppure prevalga nettamente un sentimento positivo verso le potenzialità delle nuove tecnologie permangono in percentuali non trascurabili paure e preoccupazioni.
Giovani sotto i 35 anni, maschi, con un elevato titolo di studio, appartenenti alla classe dirigente e residente nel Sud e nelle Isole. È questo l’identikit dell’italiano tipo più interessato e con maggiori conoscenze sull’intelligenza artificiale e la robotica. È l’italiano 4.0. Va detto che in generale la conoscenza delle nuove tecnologie (il 65%) e l’interesse verso il tema (89%) sono molto diffuse e trasversali alle diverse categorie e, seppure con gradualità differenti, coinvolgono tutti.