Milano, 14 nov – L’obiettivo è ambizioso, tanto che nessuno mai, né in Europa, né a livello mondiale, ci aveva ancora provato: liberare un intero comprensorio sciistico dalla plastica, fonte di inquinamento che danneggia gravemente sia l’ecosistema montano sia gli animali che ne fanno parte. Ad impegnarsi per raggiungerlo, per primo nel continente, è la ski area Pejo 3000, nella trentina Val di Sole, all’interno del Parco Nazionale dello Stelvio. Alla riapertura delle piste da sci, nei rifugi del comprensorio non si troveranno più acqua e bibite in plastica, né stoviglie monouso né cannucce. Persino le bustine di ketchup e maionese spariranno.

Allo stesso tempo nella ski area, nelle prossime settimane, saranno introdotti pannelli informativi che descriveranno il progetto Pejo Plastic Free e sensibilizzeranno gli sciatori per limitare l’uso di plastica a partire dai packaging e bottiglie di plastica e per invitare a riportare a valle i rifiuti, invece di disperderli in quota. Accanto a questi primi interventi, si stanno già pianificando altre iniziative, più complesse, che verranno man mano introdotte, per intervenire sulle tante potenziali fonti di provenienza delle microplastiche.

E’ dalle analisi scientifiche su uno dei ghiacciai del Parco che è arrivata l’idea e la spinta ad agire: ad aprile, una ricerca congiunta dell’università Statale di Milano e di Milano Bicocca, aveva scoperto che il ghiacciaio dei Forni contiene tra i 131 e i 162 milioni di particelle di componenti plastici, un tasso equiparabile a quello dei mari europei. Poliestere, poliammide, polietilene. Una conseguenza sconcertante della presenza umana che ovviamente incide sui gioielli naturali di cui dispone l’arco alpino.

“Se le plastiche raggiungono le alte quote, vi rimangono inalterate per molto tempo, anche decenni e poi vengono restituite all’uomo sotto forma di danni ambientali e sanitari, entrando nella nostra catena alimentare – spiega Christian Casarotto, glaciologo del MUSE Museo delle Scienze di Trento. Le iniziative per contenere la diffusione delle plastiche sono quanto mai urgenti. Tutto l’arco alpino dovrebbe adottarle”.

I vertici dell’Azienda per il Turismo della Val di Sole hanno quindi deciso di passare all’azione e di spingere sull’acceleratore per concretare un’idea che coltivavano da tempo e che la nuova direttiva europea sulle plastiche approvata a giugno non ha fatto che confermare nella sua bontà: hanno così proposto agli operatori di Pejo3000 di fare della proprio ski area, che si sviluppa tra i 1400 e i 3000 metri di altitudine, la prima al mondo che metta al bando i materiali plastici.

“Ci siamo subito resi conto che il lavoro da fare era imponente – rivela Luciano Rizzi, presidente dell’APT Val di Sole, Pejo e Rabbi – ma non volevamo più aspettare. L’economia locale si fonda sul turismo ma questo impone un’attenzione in più affinché le nostre risorse naturali non vengano depauperate. Sono loro il nostro tesoro e lo dobbiamo preservare per i nostri figli e nipoti. Siamo quindi orgogliosi di essere i primi al mondo a fare questo passo, sicuri che ben presto altri seguiranno”.

Impresa tanto più essenziale per una ski area che ha, tra i propri punti di forza, il fatto di essere tra le più adatte alle settimane bianche delle famiglie e di chi ha figli che stanno imparando a sciare. La vacanza sulla neve può infatti diventare un ottimo viatico di buone pratiche da diffondere una volta ritornati a casa.

Ma come costruire un progetto che producesse davvero effetti concreti e non fosse l’ennesimo caso di greenwashing valido solo come fattore di marketing? “Per prima cosa – spiega Fabio Sacco, direttore generale dell’APT – abbiamo chiesto a una società specializzata di realizzare un’indagine che potesse rappresentare lo strumento programmatico sia per la ski area, sia per l’intera Val di Sole. In questo modo, abbiamo definito i contorni della strategia, gli obiettivi e le azioni da adottare per fare della sostenibilità la mission di sviluppo del nostro territorio”.

Dopo una fase di ascolto degli operatori della ski area è stata firmata una lettera d’intenti, che indichi precisamente le azioni da effettuare e le diverse tappe. “La stagione sciistica 2019-2020 sarà la prima in cui si applicheranno le novità. Non tutte, perché le cose da fare sono molte e alcune richiedono più tempo. Ma, fin da subito, il cambio sarà tangibile per tutti gli sciatori”, aggiunge Simone Pegolotti, direttore Pejo Funivie.
Il percorso per la ski area plastic free è comunque solo la punta dell’iceberg di uno sforzo per la sostenibilità che è decisamente più ampio e che già vedeva la Val di Pejo all’avanguardia: sul fronte dell’approvvigionamento energetico, da tempo viene utilizzata solo energia rinnovabile grazie a tre piccoli impianti idroelettrici. Inoltre, la produzione è superiore ai consumi di residenti e utenze commerciali, quindi viene immessa in rete energia verde, contribuendo così all’aumento della quota nazionale prodotta con le rinnovabili.
Per riscaldare le abitazioni, gli alberghi, gli edifici pubblici e le Terme di Pejo si utilizza poi un moderno impianto di teleriscaldamento a cippato, alimentato con gli scarti delle lavorazioni boschive. E per innevare artificialmente le piste si sfrutta solo acqua di recupero. Per il futuro, è già in programma di sostituire con nuovi mezzi ibridi i gatti delle nevi che ogni sera battono le piste da sci, per evitare enormi quantità di carburante fossile.

Il Parco Nazionale dello Stelvio ha finalmente ottenuto la certificazione della Carta europea del turismo sostenibile, che permette una migliore gestione delle aree protette e coinvolge sia i gestori del parco, sia i tour operator, sia le strutture ricettive. I tre rifugi dell’area sciistica, da parte loro, hanno invece avviato l’iter per ottenere la certificazione di Ecoristorazione Trentina, un marchio assegnato ai ristoranti che dimostrano di attuare azioni per la riduzione del proprio impatto sull’ambiente.