Roma, 14 nov – Si è dibattuto molto in Italia sul Jobs Act e sugli effetti della decontribuzione per la creazione di occupazione (Inapp, l’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche, ha stimato che grazie a queste misure sono stati generati circa 700mila nuovi rapporti di lavoro a tempo indeterminato) mentre ancora non era stato analizzato l’effetto che hanno avuto una serie di agevolazioni come il contratto di Apprendistato, Garanzia Giovani e la misura Occupazione Sud. Queste misure hanno registrato un impatto significativo sull’occupazione ma non sulla produttività. Su questa invece è il Piano Industria 4.0 ad essere determinante: si è infatti generato un impatto positivo sui ricavi per dipendente (una misura della produttività) che arriva fino a un + 11%.

In particolare per quanto riguarda l’effetto degli incentivi all’occupazione considerati nel loro insieme – con l’esclusione del Jobs Act – l’analisi dell’Inapp dimostra che gli incentivi inducono un aumento di circa 5,8 punti percentuali della quota di assunti sul totale dei dipendenti. E’ quanto è emerso dal convegno “Evidenze e prospettive per le politiche pubbliche” organizzato da Inapp, in ricordo del prof. Carlo Dell’Aringa. All’evento hanno partecipato Paola Nicastro Direttore Generale Inapp, Claudio Lucifora dell’Università Cattolica di Milano, Fabiano Schivardi, Università Luiss G. Carli, Giovanna Vallanti, Università Luiss G. Carli, Eliana Viviano, Banca d’Italia, Stefano Sacchi Presidente Inapp.

Le analisi condotte dall’Inapp sui dati della V Rilevazione su Imprese e Lavoro (RIL) 2018, hanno evidenziato che il 38,6% delle imprese con almeno un dipendente ha effettuato nuove assunzioni nel 2017, il 22% di quelle che hanno assunto ha usufruito di uno o più incentivi pubblici e tra queste il 41% dichiara che in assenza di agevolazioni non avrebbe assunto o comunque lo avrebbe fatto in misura minore.

Tra gli incentivi quelli più utilizzati dalle imprese che hanno assunto con agevolazioni figurano quelli per assunzioni nel contratto dell’Apprendistato con il 31%, seguiti dal programma Garanzia Giovani (23%) e dalla misura Occupazione Sud (19%). Le percentuali di utilizzo degli incentivi variano sensibilmente con la dimensione aziendale passando dal 17% delle micro-imprese al 43% delle grandi realtà produttive, e con la posizione geografica, i principali beneficiari sono al Sud con il 29% contro il 20% del Nord-Ovest, il 19% del Centro, il 18% del Nord-Est.

“Anche a prescindere dal Jobs Act, possiamo dire che negli ultimi anni l’attuazione di diverse politiche per l’occupazione ha favorito un miglioramento significativo delle prospettive di lavoro, soprattutto per i giovani – ha spiegato Stefano Sacchi, presidente dell’Inapp – Il panorama risulta però molto variegato, oscillando tra innovazione e resistenze, con notevoli differenze a livello geografico, dimensionale e settoriale. E ciò che appare evidente è la rilevanza degli incentivi per creare occupazione: quasi un’azienda su due che ha ricevuto delle agevolazioni infatti avrebbe assunto solo in presenza di questo aiuto e questo dovrebbe farci riflettere su quanto la crisi economica abbia pesato sul nostro tessuto produttivo”.

Tra le misure a sostegno dell’occupazione certamente Industria 4.0 ha avuto un impatto positivo sui ricavi per dipendente (una misura della produttività) che arriva fino a un + 11%. Inoltre il 31,9% delle imprese ha effettuato un investimento in innovazione tecnologica grazie a questo piano e in particolare il 22,8% in “Sicurezza informatica”, percentuale che si riduce per voci più innovative, come “Internet delle cose” (circa il 5%), “Big Data Analytics” (3,2%), “Robotica” (2,1%), fino ad attestarsi all’1,4% per quanto riguarda la “Realtà aumentata”.

L’utilizzo di questa politica di incentivi è stato anch’esso fortemente condizionato dalle caratteristiche della struttura produttiva italiana. La propensione ad adottare nuove tecnologie cresce infatti con la dimensione aziendale passando dal 22,7% delle imprese con meno di 10 dipendenti fino al 74,3% di quelle con oltre 250 dipendenti. I settori che hanno investito maggiormente sono l’industria chimica (35,9%) e l’industria meccanica (42,6%), fra i servizi le attività di informazione e comunicazione (41,7%).