Roma, 26 nov – L’Italia è un paese esposto al rischio di alluvioni e terremoti. Su 34,7 milioni di abitazioni, ben 14,2 milioni sono ubicate in aree territoriali a rischio sismico elevato o molto elevato e 7,4 milioni in aree a rischio medio. Eppure solo 836 mila, cioè appena il 2,4%, sono le unità abitative assicurate contro il rischio catastrofi naturali. E’ quanto emerge da uno studio dell’IVASS.

Il rischio per le famiglie italiane è amplificato dalla concentrazione della loro ricchezza nel possesso di abitazioni e dal fatto che il 70% delle famiglie sono proprietarie della casa in cui vivono. A fronte di questi rischi, l’utilizzo dello strumento assicurativo è molto scarso dato che le polizze per i danni da calamità naturali tutelano, appunto, poco più del 2% delle abitazioni.

La sottoassicurazione per questo tipo di rischi è un fenomeno a livello mondiale, per l’incapacità degli individui di prendere decisioni corrette e per i premi eccessivi richiesti dalle compagnie assicurative a fronte di una domanda ridotta. Questi problemi sono accentuati in Italia dalla ridotta cultura assicurativa e dalla fiducia negli interventi pubblici.

Sono ipotizzabili, secondo lo studio dell’IVASS, due percorsi per migliorare l’attuale situazione di sotto-assicurazione del patrimonio abitativo italiano per i pericoli naturali. Il primo non introdurrebbe l’obbligo di assicurazione e sarebbe graduale. Gli strumenti utilizzati sarebbero la comunicazione pubblica e l’educazione assicurativa, oltre che le agevolazioni fiscali. Sarebbe importante il ruolo del sistema bancario nel consolidare la prassi di proporre una copertura per le calamità naturali sulle abitazioni gravate da mutuo. Il secondo percorso, più rapido, introdurrebbe l’obbligatorietà delle coperture assicurative per le calamità naturali. Un sufficiente consenso da parte dell’elettorato potrebbe crearsi con l’uso della leva fiscale, non disgiunta da una campagna di sensibilizzazione per valorizzare il ruolo sociale di questa scelta.