Roma, 16 dic – Ha rivoluzionato la terapia della stenosi aortica negli anziani, ora potrebbe cambiare la storia clinica anche nei pazienti più giovani: l’impianto della valvola aortica senza bisturi per via percutanea (TAVI) potrebbe diventare un’opzione per tutti pazienti con stenosi aortica candidabili all’impianto di una valvola biologica , stando agli esperti riuniti in occasione dell’80° Congresso Nazionale della Società Italiana di Cardiologia (SIC), svoltosi a Roma dal 12 al 15 dicembre.
Gli studi più recenti hanno infatti iniziato a indagare l’impiego della TAVI in pazienti più giovani e a basso rischio operatorio, dimostrandone l’efficacia e una riduzione del 50% del rischio di ictus; anche la probabilità di morte e di nuovi ricoveri diminuisce, inoltre si accorcia il tempo per il recupero post-operatorio rispetto all’intervento chirurgico standard. Dati che secondo i cardiologi potrebbero far aumentare del 70% il ricorso a questo intervento più ‘soft’ per la sostituzione della valvola aortica, che prima o poi può diventare necessaria per il milione di italiani che soffrono di stenosi aortica: riguarda il 10% degli over 65 ed è la patologia valvolare più diffusa, che porta alla necessità di impianto della valvola in circa 250.000 pazienti (2% della popolazione anziana). La selezione della corretta strategia di trattamento deve essere sempre fatta, come sempre nel singolo paziente.
“Fino a oggi impiantavamo le valvole cardiache per via percutanea soltanto a pazienti anziani o con molte patologie, con un rischio operatorio elevato: per questi pazienti la TAVI ha costituito un vero salvavita, perché non c’erano altre opzioni sicure per intervenire in caso di stenosi aortica – spiega Ciro Indolfi, presidente SIC – i nuovi dati a disposizione indicano che la TAVI offre gli stessi risultati della chirurgia tradizionale anche nei pazienti più giovani e a basso rischio operatorio, rivelandosi addirittura migliore in termini di incidenza di morte, ictus, re-ospedalizzazione ad un anno: il rischio di ictus, per esempio, si riduce del 50%. Questo significa che potremo evitare un intervento cardiochirurgico a migliaia di pazienti più giovani: una notizia molto positiva, perché non esiste una prevenzione o una terapia farmacologica per la stenosi aortica e purtroppo si tratta di una patologia in aumento. In Italia il 2% della popolazione in età avanzata, pari a circa 250.000 persone, ha una stenosi severa con indicazione all’intervento di sostituzione; quando compaiono i sintomi infatti l’aspettativa di vita si riduce drammaticamente, con una sopravvivenza media di 2-3 anni in persone con angina o sincope e di soli 1-2 anni in pazienti con scompenso cardiaco. L’unica strategia efficace per allungare e migliorare la vita è quella di impiantare una nuova valvola cardiaca”.
Nella chirurgia tradizionale, a cielo aperto, il torace del paziente viene aperto, il cuore fermato e successivamente viene sostituita la valvola aortica: l’intervento dura ore, viene eseguito in anestesia generale e con la circolazione extracorporea, richiede una degenza ed una riabilitazione lunga. Con la TAVI invece l’unica incisione è un piccolo foro nell’inguine, dove viene inserito il catetere che raggiunge il cuore per portare la nuova valvola e gli strumenti necessari a eseguire l’intervento, della durata di meno di un’ora in tutto.
“La TAVI rappresenta la più grande innovazione tecnologica della Cardiologia dopo gli stent coronarici – aggiunge Indolfi – e i nuovi dati che si stanno accumulando, soprattutto gli studi randomizzati e controllati pubblicati sul New England of Medicine e presentati all’ultimo American College of Cardiology hanno dimostrato una sua grande efficace anche nei pazienti a basso rischio. È una vera rivoluzione della Cardiologia moderna”.
Il recupero dopo TAVI è rapido, la dimissione avviene in tre o quattro giorni. I nuovi dati implicano che in futuro sarà sempre più possibile scegliere la procedura interventistica con una selezione accurata dei pazienti resta comunque indispensabile.
“Come tutte le nuove tecnologie il costo iniziale della TAVI è alto ma si prevede in un immediato futuro, come è accaduto con gli stent coronarici, una importante riduzione dei costi dei materiali – afferma il prof. Francesco Romeo, cardiologo e Presidente della Fondazione il Cuore siamo noi. Inoltre i dati sinora disponibili dimostrano una buona funzionalità di queste valvole nel tempo, non inferiori a quelle biologiche chirurgiche.
Di certo questi dati allargano le indicazioni all’uso della TAVI, che nel nostro Paese invece è tuttora poco utilizzata: si effettuano solo 77 impianti per milione di abitanti, un numero inferiore alla media europea, e molto inferiore alla Germania dove ne vengono effettuati un numero triplo e alla Svizzera dove il numero di TAVI è doppio rispetto all’Italia”.
Buone notizie anche per le donne che devono essere sottoposte all’intervento di impianto percutaneo della valvola aortica.
Infatti, per la prima nell’interventistica cardiaca tutti gli studi pubblicati dimostrano che l’impianto di TAVI va meglio nel sesso femminile – afferma la Dott.ssa Carmen Spaccarotella, cardiologa interventista al Policlinico universitario di Catanzaro – nonostante le donne abbiamo arterie più piccole.
Questi risultati sono opposti a quelli che ottenuti nell’impianto di stent coronarici dove i risultati migliori si ottengono nel sesso maschile. Quindi le donne con stenosi aortica possono essere trattate con questa nuova tecnica mini-invasiva.