Foto IPP/Alex Garcia/TNS/ZUMAPRESS Mountain View 27/04/2006 - nella foto U.S. - Marissa Mayer, Vice President for Search Products and User Experience at Google makes a point during a meeting at Google headquarters in Mountain View, California. Mayer's meetings are held to a tight schedule through the use of a timer projected onto a screen at rear - WARNING AVAILABLE ONLY FOR ITALIAN MARKET - Italy Photo Press -

Milano, 17 dic – La rivoluzione digitale influenza anche il settore delle Risorse Umane (HR), con il 44% dei recruiter che scarta i candidati dopo averne visionato i profili social. E’ quanto emerge dalla nuova edizione della ricerca Work Trends Study, realizzata da Adecco in collaborazione con l’Università Cattolica di Milano. Nella ricerca di un lavoro i candidati spendono mediamente online il 72% del loro tempo, mentre i recruiter passano in rete il 45,1% del tempo (che salirà al 55,7% entro un anno) dedicato al lavoro di scouting e analisi dei profili. Questi ultimi, in particolare, ritengono che la ricerca di professionisti online rispetto a quella offline richieda meno investimenti economici (70,2%), meno tempo (58,1%) ma più investimenti in competenze (48,6%).

Per quanto riguarda i social media, LinkedIn si conferma un punto di riferimento per oltre la metà dei candidati (57,7%), che utilizzano la piattaforma prevalentemente per la ricerca di lavoro, contemporaneamente si rafforza l’utilizzo di Facebook (31,7% contro il 27% dell’edizione 2015) e fa la sua comparsa Instagram (10%), superando anche Twitter che si attesta intorno al 4%. I social network perdono, invece, importanza nel lavoro degli HR: LinkedIn scende dall’88% del 2015 al 73,6%, Facebook cala dal 28% al 14,4% ma anche in questo caso compare Instagram (15,3%), che supera nuovamente Twitter (11,4%).

In entrambi i casi però i social network vengono utilizzati in maniera piuttosto tradizionale. Chi cerca lavoro li utilizza principalmente per cercare annunci (61%), rispondere a candidature (52,3%) e cercare le pagine di potenziali datori di lavoro (50,1%). Gli esperti HR invece per verificare i curricula (72%), mentre aumenta il ricorso ai social media per esplorare la personalità dei candidati (pari al 48,1% rispetto al 36% del 2015). Sembra, infatti, aumentare l’utilizzo dei social per raccogliere informazioni sui vari profili: la quota di HR che dichiara di aver escluso un potenziale candidato dal processo di recruiting dopo aver visualizzato i suoi profili social passa dal 12% del 2013 al 44,1% del 2019. In calo anche dall’8% del 2015 al 3,2% attuale, la percentuale di candidati che, dopo essere stata contattata tramite social network da un recruiter, ha ottenuto un posto di lavoro.

Nonostante l’aumentato ricorso ai canali digitali da parte dei candidati, la percezione della loro efficacia rimane bassa: i siti web sono usati dall’85% di loro ma solo il 46% ha ricevuto un’offerta di lavoro attraverso mail; il 33% usa i social network ma solo il 12% è stato contattato attraverso questo canale; mentre il 60% usa altri canali (passaparola ecc.) che si sono dimostrati efficaci nel 57% dei casi. Il digitale viene dunque utilizzato più come canale di personal branding che come canale di incontro tra domanda e offerta di lavoro.