Resilienti, pronti al cambiamento e ad affrontare le sfide, anche le più inaspettate, contando sulle proprie forze e sulla capacità di guardare oltre, nonostante il particolare momento: è questo il profilo degli imprenditori della manifattura italiana fotografato dall’Osservatorio MECSPE (Fiere di Parma, 29-31 ottobre 2020) sull’industria manifatturiera, che Senaf ha realizzato analizzando il II trimestre dell’anno in corso. Un periodo senza precedenti, che coincide con la piena emergenza Covid-19, e che ha rappresentato uno spartiacque decisivo tra coloro che avevano saputo abbracciare con anticipo il cambiamento digitale e chi si è trovato impreparato, subendo maggiormente gli effetti causati dalla pandemia sull’industria.

L’accelerazione digitale
Gli ultimi mesi hanno visto un’accelerazione digitale necessaria, soprattutto in fase di lockdown, per coloro che non sono stati costretti a bloccare per un periodo le attività di produzione, pari al 62% degli intervistati. Una spinta a cui 6 aziende su 10 si sono adeguate prontamente, sapendo reagire alla crisi grazie agli investimenti introdotti da tempo in nuove tecnologie, e alla messa in campo di strumenti utili al distanziamento sociale: piattaforme per la gestione da remoto di riunioni e meeting, adottate dal 36%, tecnologie di design per ridisegnare in ottica di sicurezza i nuovi spazi della fabbrica 4.0 (10%), sistemi virtuali che consentono il controllo da remoto di attività operative (7%), fino alle piattaforme di design collaborativo e di simulazione del processo produttivo per lo sviluppo dell’intero prodotto (5%) e alle app e software per localizzare e tracciare i percorsi delle persone presenti in fabbrica (4%). La resilienza delle aziende della manifattura, inoltre, si dimostra anche nella scelta, già attuata o in valutazione, di riconvertire la produzione su altri settori (12%), nonché nei provvedimenti tempestivi attuati nel corso della fase emergenziale, tra cui rientrano i piani di sicurezza redatti per evitare i rischi di contagio (55%), l’introduzione di formule di smart/flex working (43%), con il 34% che ha previsto la riduzione dei costi di esercizio, il 29% che ha continuato a investire su innovazione e nuove tecnologie e il 19% che ha puntato sulla formazione aziendale a distanza. Conseguenze che hanno probabilmente portato alla scelta, per quasi la metà, di continuare a investire entro l’anno fino al 10% del proprio fatturato in innovazione, con un 17% degli intervistati intenzionato a spingersi tra l’11% e il 20%.