Silvia Salemi

La bellezza salverà il mondo. Può sembrare scontato, ma in tempi difficili come quelli che viviamo è bene ripetercelo. Lo fa Silvia Salemi nella sua “Chagall”, il nuovo singolo che è soprattutto un inno a quella bellezza che “può concederci un’evasione, un pensiero bello che ci conduca lontano da una realtà complessa e triste” anche solo per il tempo di una canzone. Cantautrice, conduttrice radio e tv, attrice, scrittrice: Silvia Salemi ha sempre battuto ogni strada per “entrare in contatto con le persone: con un libro le fermi, con il teatro le guardi negli occhi, con il disco vivi con loro i live; e ancora, con la radio ci parli e in tv ti metti da parte per raccontare storie diverse dalla tua”. Come detto, l’oggi di Silvia è “Chagall”, un brano soft rock molto raffinato prodotto da Francesco Tosoni e composto dall’artista stessa insieme a Giacomo Eva e Marco Rettani: “L’omaggio a uno dei miei pittori preferiti che, attraverso le sue tinte semplici e dirette, riesce tutt’ora a regalare a chi ammira le sue opere delle emozioni incredibilmente forti, senza il bisogno di ricorrere alla forma o al tratto del pennello”.

Silvia, c’è un parallelo tra Chagall e la nostra realtà, piena di ombre e di difficoltà?
“Sì, perché il momento che stiamo vivendo ha tutto il bisogno possibile della bellezza. E chi più di Chagall, con la sua pittura immaginifica, può condurci verso un attimo di distrazione e di meraviglia? È chiaro che per chi ha vissuto tragedie e paure non può bastare un quadro. Ma se ci è concesso qualche attimo per sognare, vedo un suo dipinto”.

Cosa manca di più a un artista come te in questo momento?
“Nessun dubbio, il rapporto con il pubblico. Quel rapporto umano che è la cosa più felice che viviamo nella nostra professione. Ma ci vuole il coraggio di uscire comunque con il disco, perché è una ripartenza. E ogni ripartenza dipende soprattutto da noi stessi”.

Hai ricevuto molte lettere dai fan nella tua vita artistica?
“Moltissime, e le ricordo con tenerezza e con immenso dispiacere, perché mi sarebbe piaciuto avere la possibilità di rispondere a tutti, mi sarebbe piaciuto avere una bacchetta magica. Qualcuno, nel momento di maggior successo, l’ho sicuramente dimenticato ed è un vero peccato perché innanzitutto ho perso qualcosa io. Nelle loro lettere c’era sempre qualcosa di importante, nelle parole di chi mi legava a qualche sua esperienza o parte di vita. È bello scrivere e raggiungere le persone con una lettera romantica. Ma aggiungo che mi fa anche piacere che si possa avere una comunicazione veloce come quella attuale, un segnale immediato per dire: sono qui”.

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