Le riserve idriche italiane sono destinate a finire. Secondo il report dell’Osservatorio ANBI, Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue, c’è un progressivo calo delle risorse d’acqua su tutto il territorio, tuttavia permangono ancora superiori alle medie del periodo. “È di questi giorni la notizia che alcuni bacini, giunti al colmo, sono costretti a rilasciare parte della risorsa idrica verso il mare – sottolinea Francesco Vincenzi, Presidente ANBI – È purtroppo un inevitabile spreco, che va ridotto con la programmata realizzazione di nuovi invasi; oggi, infatti, siamo in grado di trattenere solo l’11% delle acque meteoriche. Questa è un’infrastrutturazione strategica per il futuro del Paese”.

La mappa dei bacini
La situazione interessa tutta la penisola. In Basilicata e Puglia, per esempio, dopo mesi di siccità è cresciuta la quantità d’acqua trattenuta nei bacini: nella prima regione, in una settimana, sono stati registrati 28 milioni di metri cubi in più; nella seconda, 16 milioni, raggiungendo complessivamente quota 177, vale a dire oltre 36 milioni in più rispetto all’anno scorso, nonostante tutto si tratta di 67 milioni in meno rispetto al 2019. Preoccupante è la situazione in Sicilia, i cui invasi trattengono circa 200 milioni di metri cubi in meno rispetto a un anno fa, mentre il riempimento dei bacini sardi, seppure in crescita, segna quasi -7% rispetto all’anno scorso, quando erano disponibili circa 120 milioni di metri cubi d’acqua in più. Le difficoltà non risparmiano la Campania, le cui portate dei fiumi Garigliano, Volturno e Sele sono in netto calo, comunque i dati idrometrici restano largamente superiori alla media del quadriennio 2017-2020. In Lombardia cresce il fiume Adda, mentre i fiumi piemontesi hanno condizioni idriche in linea o migliori di un anno fa. In calo rispetto al 2019, ma superiori alla media, sono le portate del fiume Po, che si arricchisce man mano che fluisce verso il mare: a Pontelagoscuro, l’Autorità di Bacino Distrettuale segnala +50% rispetto alla portata minima e +10% sulla media di periodo, portando il bilancio idrico nettamente in positivo colmando, grazie a piogge diffuse, il gap autunnale, che aveva visto il Grande Fiume in particolare sofferenza.