E-commerce e servizi digitali sono le leve su cui Poste Italiane può e deve fare la sua parte nel mondo dominato da una nuova normalità. A dirlo è Alan Friedman, giornalista statunitense trapiantato in Italia, fine analista economico nonché assiduo frequentatore di talk show.
Alan Friedman, assumendo che la campagna vaccinale porti ai risultati sperati, quali sono le prospettive economiche per il 2021?
“Le prospettive per la ripresa nel 2021 sono legate alle sorti del virus: più vaccinazioni riusciremo a fare, e in meno tempo, migliori saranno le prospettive per l’economia. Se dovessimo affrontare una terza ondata questa avrebbe un marcato impatto sull’economia. Per la crescita, nel secondo semestre del 2021, si può essere ottimisti, a patto che il 70-80% degli italiani venga vaccinato. L’economia dipende dalle vaccinazioni. Tutto il mondo ha dovuto fare i conti con un’economia paralizzata e con un’alternanza di aperture e chiusure che non ha fatto bene né alla salute né all’economia. Credo che solo dal 2022 avremo una situazione più gestibile sia in termini sanitari sia economici”.
Che cosa ci lascerà questa esperienza?
“Non ci sarà un ritorno alla vecchia normalità: il Covid ha accelerato alcune spinte positive di innovazione tecnologica e di digitalizzazione che già erano in corso prima dell’arrivo del virus. In America, almeno un terzo della popolazione resterà in smart working e questo avrà un impatto sull’economia. Dobbiamo, per esempio, ripensare il concetto di centro commerciale, aumenterà l’e-commerce e ci saranno meno viaggi di lavoro. Quindi vivremo in un mondo cambiato: in un paio d’anni avremo l’equivalente di un decennio di accelerazione, ma questo non deve farci paura. Questo cambiamento di paradigma riguarda il modo in cui lavoriamo, giochiamo, socializziamo e come viviamo. La pandemia ha un effetto profondo: da questa disruption nascono opportunità come l’incremento della banda larga e la digitalizzazione dell’economia. Il legame tra il successo dell’Italia e il Programma Next Generation dell’Unione Europea dipenderà da come saranno spesi questi fondi. Una infrastruttura con la banda larga può portare a un aumento della crescita: il futuro dell’occupazione dipenderà tutto dai prossimi 18-24 mesi”.
A un anno di distanza dall’inizio della pandemia, come valuta la tenuta economica e sociale dell’Italia? Ritiene che le grandi aziende del Paese, che in molti casi hanno messo in secondo piano le logiche di profitto, abbiano contribuito a garantire il funzionamento dei servizi per gli italiani?
“C’è stata grande solidarietà da parte delle grandi imprese, anche di settori come il mondo del lusso e delle automobili. E, soprattutto, si è visto che l’Italia ha dei buoni cittadini. I cattivi comportamenti sono stati limitati. La sfida, ora, è andare al cuore della questione ricostruendo insieme il settore pubblico e quello privato”.
La pandemia ha stravolto anche le abitudini di consumo, imprimendo una forte accelerazione al processo di digitalizzazione. Ritiene che gli italiani siano pronti a sposare questo cambiamento e a trasformarlo in un vantaggio per la formazione, l’occupazione e, quindi, per il sistema economico?
“Bisogna informare il pubblico con un viaggio divulgativo e credo che si debba diffondere la conoscenza dei vantaggi del digitale perché crea posti di lavoro. Se si imparano a sfruttare davvero la banda larga e la digitalizzazione si potranno creare tanti posti di lavoro per i giovani del Sud”.
Un big player come Poste Italiane come può contribuire a questa svolta e a far ripartire il Paese, trasmettendo fiducia a consumatori e risparmiatori?
“Poste deve abbracciare la svolta digitale e sfruttare, forte della sua presenza sul territorio, ogni strumento utile a intensificare l’e-commerce. È un elemento che fa parte a pieno titolo del processo di modernizzazione”.