Lettere nella storia: Montesquieu sfida l’attualità

Nulla di più caduco e attuale di “Lettere Persiane”, autore è Charles de Secondat, barone de la Brède et de Montesquieu. Noto più semplicemente come Montesquieu. La maggior parte della critica definisce Lettere Persiane un trattato filosofico-politico in forma di romanzo epistolare. Se di romanzo si tratta per descrivere moderazione nell’agire, equità, giustizia, bisogno di ribellarsi alle convenzioni socio-culturali nell’Europa alla vigilia dell’Illuminismo, altrettanto verosimili appaiono le 150 lettere attribuite dall’autore con consumata abilità letteraria ai personaggi. Diversi mittenti, principalmente Usbek e Rica, due viaggiatori persiani nella Parigi del Settecento. Sono proprio le Lettere in sé, attribuite ai diversi personaggi maschili e femminili, la sorpresa maggiore.

Nazione schiava

Risultano una critica audace e mordace allo Stato francese di quel tempo e dell’Occidente in genere che già respirava l’orgoglio intellettuale tipico del sentirsi superiori al resto del mondo. Il filo rosso delle Lettere Persiane è tessuto con ironia da un pensatore lungimirante che non si lascia trascinare nell’adesione acritica alla modernità del proprio tempo, quasi fosse la panacea ai mali dell’umana condizione. L’esperienza del Covid 19, scuotendo parecchie certezze sul progresso tecnico e scientifico, conferisce nuova attualità alle Lettere Persiane. La pandemia, infatti, richiede all’Occidente un ripensamento critico sul proprio egoismo e i propri pregiudizi, scoprendosi fragile e spaurito. La stessa politica, regolatrice degli interessi sociali, deve ripensare le vie per salvarsi e salvare il pianeta a rischio.

Sull’Italia

Montesquieu, severo pensatore di leggi e giustizia, nelle sue lettere non è tenero neppure verso l’Italia del suo tempo. “Gli storici d’Italia – si legge nella Lettera 130 – vi presentano una nazione un tempo padrona del mondo, oggi schiava di tutte le altre, i suoi prìncipi divisi e deboli, e senza altro attributo di sovranità che una vana politica”.

Martiri della sovranità

E nell’altra famosa Lettera 99 nella quale si muove critica al potere assolutista degli Stati europei del tempo, si mette a nudo il male endemico dell’Italia e dell’Europa. “Gli Stati europei più potenti sono quelli dell’imperatore, dei re di Francia, di Spagna e d’Inghilterra. L’Italia e gran parte della Germania sono divise in un numero infinito di piccoli Stati, i cui principi sono, propriamente parlando, i martiri della sovranità. I nostri gloriosi sultani – scrive il più importante tra i firmatari di fantasia delle Lettere, paragonando l’Europa alla Persia – hanno più mogli di quanti sudditi abbiano parecchi di questi prìncipi. Quelli italiani, che non sono così uniti sono da compiangere di più: i loro Stati sono aperti come caravanserragli in cui sono costretti ad alloggiare i primi venuti; per questo devono legarsi ai grandi monarchi, mettendoli a parte del loro terrore piuttosto che della loro amicizia”.

Superare i campanilismi

Difficile negare l’attualità di queste Lettere di fronte alla fatica di costruire l’unità europea e superare i campanilismi regionali e localistici in Italia. Oggi si chiamano sovranismi gli ostacoli più grandi all’unità e alla solidarietà tra gli Stati europei. Antidogmatismo, ponderatezza nell’agire, equità, giustizia, bisogno di ribellarsi alle convenzioni socio-culturali sono alcuni degli altri aspetti significativi che Montesquieu affronta nelle Lettere Persiane. Colpisce tra l’altro l’intuizione sul lento progredire dei diritti umani.

La questione femminile

Scopriamo che sulla questione femminile Montesquieu è più avanti del suo tempo ma insufficiente a sviluppare l’attuale dibattito sulla parità di genere. Esemplare in proposito la Lettera 24 sull’illibatezza e la 36 sul rapporto maschi-femmine. “Se è vero che il solo potere che esercitiamo sulle donne è tirannico, è altrettanto vero che il loro dominio su di noi è naturale: quello della bellezza, al quale nulla resiste”. Oggi è la donna in prima persona e non più per concessione che, liberata dall’ipocrisia di chi la considera angelo o demonio, vuole esercitare la propria libertà di persona di pari dignità e capace di responsabilità e autodeterminazione al pari dell’uomo.