emanuele barbati
Emanuele Barbati (Credit_Danila Grustniev)

A distanza di sei anni dalla pubblicazione dell’ultimo disco e dopo il singolo “Sorrido al sole” con i Boomdabash, Emanuele Barbati torna sul palco con il suo nuovo progetto discografico: nasce così “Mentre fuori arrivano i lupi”, il nuovo album di inediti del cantautore tarantino che vanta una partnership con il WWF Italia per sostenere “Adotta un lupo”, uno dei principali piani del “Progetto Sos Natura d’Italia”. Barbati è un musicista molto apprezzato che, unisce all’attività di cantautore l’impegno per la difesa dei diritti umani e ambientali, sostenendo Emergency e Amref.

Emanuele Barbati, sei un cantautore un po’ atipico: ti piace molto più scrivere le cose, piuttosto che interpretarle. Da cosa nasce questa tua particolarità?

“Ho sempre pensato che la scrittura sia più efficace della parola. Con questa forma di comunicazione, riesco ad essere più incisivo nei messaggi che voglio mandare al mio pubblico. Di tutti i cantanti che stimo, mi hanno sempre colpito i loro testi, più che la loro musica. Nelle mie canzoni, poi, quando mi accingo a scriverne la musica, ho sempre già ben chiaro ciò di cui voglio parlare”.

Sei anche molto autobiografico in quello che canti: a tutto vantaggio della sincerità dei messaggi che invii.

“Già. Chitarra, jack, amplificatore e microfono: la mia musica vuole essere semplice e diretta. Oggi imperversa la produzione di singoli musicali. Io ho preferito invece uscire con un album. Solo così sono riuscito a mantenermi sincero. ‘Mentre fuori arrivano i lupi’ è quindi un viaggio, un percorso che ha un inizio e una fine, durante il quale descrivo ciò che vedo, le impressioni che mi suscita l’attuale società”.

Si può dire che la canzone “Mentre fuori arrivano i lupi”, sia dunque la canzone che fin qui meglio ti rappresenta?

“Senza dubbio. È un percorso di liberazione dalla decadenza del nostro tempo, una fuga dalla smania di successo. È il cambio di prospettiva con cui guardare il mondo, la necessità di non credere a ciò che ci vogliono far credere. È il momento in cui inizi a capire che il vero pericolo non è il lupo cattivo nel bosco, ma il cacciatore seduto con te, a tavola. Siamo figli di questi tempi cupi: la cosa migliore che possa capitarci è decidere di seguire i lupi”.

Nel tuo ultimo lavoro torna a farsi potente il messaggio della solidarietà.

“È qualcosa in cui credo molto. ‘Mentre fuori arrivano i lupi’ è un album composto da undici brani inediti, tra cui ‘Libera’, che sostiene il progetto di Amref Italia per il diritto allo studio femminile in Sud Sudan, nella scuola superiore di formazione medica Wish di Maridi e l’associazione Alzaia, che si occupa di prevenzione alla violenza di genere a Taranto”.

Sei sempre stato un artista che si è distinto nella lotta per i diritti umani ed ambientali. Credi che la canzone debba sensibilizzare le persone?

“Su questo, sono molto estremista. Noi artisti abbiamo un compito importante: quello di svolgere un ruolo di amplificatore sociale. E dobbiamo anche viverla come una forte responsabilità”.

Lettere, cartoline, pacchi: che rapporto ha Emanuele Barbati con la corrispondenza?

“Potrei essere insignito del titolo di cliente dell’anno di Poste Italiane. Sono sempre in Ufficio Postale: grazie al servizio pacchi, mi piace inviare libri ai miei amici più cari. Ma la mia vera passione sono le lettere: ancor oggi mi piace scriverle. E ogni volta rimango affascinato nel notare l’incredibile piacere che le persone provano nel riceverle”.