“Il Digitale è di strada”: tour dell’innovazione nelle principali città italiane

L’uso delle nuove tecnologie a scuola e il loro impatto sulla vita quotidiana e poi concetti come privacy, bitcoin, blockchain, la nuova libertà finanziaria e i lavori del futuro. La cultura digitale si sposta nelle piazze grazie all’iniziativa “Il Digitale è di strada”, evento itinerante che toccherà le principali città italiane. Merito di un team di esperti e imprenditori del digitale che si sono messi disposizione di cittadini e aziende con l’obiettivo di aiutare ad espandere le competenze digitali e comprendere quali siano le opportunità di crescita e lavorative nate negli ultimi anni grazie a questo settore sempre più presente nella vita di tutti.

Le tappe

Ogni tappa vedrà delle presentazioni da parte di esperti del settore tech e legal che saranno poi disponibili a rispondere anche alle domande dei partecipanti. Il tour de “Il Digitale è di strada” è cominciato lo scorso 28 agosto in Piazza Vittorio a Roma e terminerà a Rimini (Lungomare, Bagni 49 e 50 – ore 18) il prossimo 5 settembre. Tutte le tappe avranno un info point dedicato all’interno della piazza che ospita l’evento.

Accesso ai servizi

“La possibilità di comprendere la tecnologia e gli strumenti che utilizziamo quotidianamente permette di migliorare la qualità della vita grazie alla velocità di accesso a servizi e contatti”, spiegano gli organizzatori della manifestazione. Ma qual è la situazione a livello globale? Le stime parlano di un 60% della popolazione mondiale ormai connessa alla rete, mentre più della metà degli abitanti del pianeta utilizza regolarmente i social media. È la Cina ad avere il maggior numero di utenti internet al mondo con oltre 700 milioni di utenti (il 53 % della percentuale globale) e subito dopo c’è l’India, con 390 milioni. Al terzo posto si posizionano gli USA, con 240 milioni. Nonostante tutto, nel 2021 il 40% della popolazione mondiale non ha accesso ad Internet, con 3 miliardi di persone prive di connessione. Il 31% vive nel sud-est Asiatico e il 27 % in Africa. C’è ancora molto da fare, dunque, per ridurre il digital divide.