Un francobollo celebra i 150 anni di Grazia Deledda, prima e unica scrittrice italiana ad aver ricevuto il Nobel per la letteratura. Simbolo di emancipazione femminile e di libertà, orgoglio dell’Italia e della sua amata terra, la Sardegna, Grazia Deledda ritirò il premio a Stoccolma dopo un viaggio in treno durato tre giorni nel 1927 per il 1926 anno in cui non era stato assegnato.
Il Nobel
“Per la sua potenza di scrittrice, sostenuta da un alto ideale, che ritrae in forme plastiche la vita quale è nella sua appartata isola natale e che con profondità e con calore tratta problemi di generale interesse umano”. Questa fu la motivazione dell’Accademia svedese. Accettando con grande onore il prestigioso premio salutò il re di Svezia e il re d’Italia con le poche semplici parole dei pastori sardi: “Salude e trigu”.
Il francobollo
Il francobollo commemorativo di Grazia Deledda, nel 150° anniversario della nascita, al valore della tariffa B pari a 1,10 euro, ha una tiratura di tecentomila esemplari in fogli da quarantacinque. Il francobollo è stampato dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A., in rotocalcografia, su carta bianca, patinata neutra, autoadesiva non fluorescente. Il bozzetto è a cura del Centro Filatelico della Direzione Operativa dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A.
Il ritratto “autografato”
La vignetta raffigura un ritratto di Grazia Deledda delimitato in basso da una banda in cui è riprodotta la firma autografa della scrittrice italiana. Completano il francobollo la leggenda “Grazia Deledda”, le date “1871 – 1936”, la scritta “Italia” e l’indicazione tariffaria “B”. Per l’occasione è stata realizzata una cartella filatelica; in formato A4 a tre ante, contenente il francobollo singolo, la quartina di francobolli, una cartolina annullata ed affrancata e una busta primo giorno di emissione, al prezzo di 15 euro.
Il sonoro
Nel bollettino diffuso da Poste Italiane e firmato da Rossana Dedola, scrittrice e docente dell’Istituto C.G. Jung International School Psychology di Zurigo, e da Edoardo Alberto Madesani Deledda, pronipote della scrittrice, è citato il sonoro dell’unico discorso registrato di Grazia Deledda. “Sono nata in Sardegna – si legge – La mia famiglia, composta di gente savia ma anche di violenti e di artisti primitivi, aveva autorità e aveva anche una biblioteca. Ma quando cominciai a scrivere, a tredici anni, fui contrariata dai miei. Il filosofo ammonisce: se tuo figlio scrive versi, correggilo e mandalo per la strada dei monti; se lo trovi nella poesia la seconda volta, puniscilo ancora; se va per la terza volta, lascialo in pace perché è poeta. Senza vanità anche a me è capitato così”.
La formazione
Nata il 27 settembre del 1871 a Nuoro, in una famiglia benestante di possidenti, come le altre bambine nuoresi dovette fermarsi alla quarta elementare; ma scoprì ben presto il piacere della lettura grazie alla biblioteca paterna attraverso i grandi classici come Omero, Manzoni, Shakespeare, Balzac e soprattutto i narratori russi Tolstoj e Dostoevskij. Fra tutti, formeranno la sua base culturale.
Le opere
Al primo grande romanzo sardo, “La via del male”, seguirono “Elias Portolu”, “L’edera” e “Canne al vento”, forse il suo titolo più famoso. I lettori amano molto la Deledda, ricorda il bollettino, tanto che alcuni romanzi trovarono anche una trasposizione cinematografica; come Cenere interpretato dalla grande Eleonora Duse o Proibito diretto da Mario Monicelli nel 1954.
La critica
La critica italiana invece non fu benevola nei suoi confronti rimproverandole in fondo la sua formazione da autodidatta e il contesto politico in cui visse, ma lei non si fece mai scoraggiare e anzi continuò a scrivere indefessamente. La collaborazione con la prestigiosa rivista tedesca Deutsche Rundschau la lanciò sul piano internazionale spingendo così le traduzioni delle sue opere più importanti tra cui la versione inglese del romanzo La madre che portava la firma introduttiva di D.H. Lawrence. Morì a Roma nel 1936 dopo aver scritto trentadue romanzi compreso l’autobiografico Cosima che uscì postumo nel 1937.
Figura rivoluzionaria
Grazia Deledda è stata una figura rivoluzionaria per l’epoca in cui ha vissuto, ricorda il bollettino diramato da Poste, lottando contro le imposizioni e i pregiudizi di una società patriarcale. Ha saputo trasporre nella narrazione tradizioni, rituali, cerimonie e danze sacre di un antico lembo del Mediterraneo, ha dato la parola all’anima dei suoi abitanti.