Gianfelice Imparato: “L’attesa di una lettera è qualcosa di unico”
(foto di Nunzia Esposito)

Gianfelice Imparato è attualmente nelle sale, protagonista del film “Querido Fidel”, della regista Viviana Calò. Il film è stato premiato al Bifest2021 sia per la regia che per il miglior attore. È stato protagonista a Venezia con “Qui rido io” e “Il bambino nascosto”. Artista poliedrico e raffinato, Imparato, attore in tv e al cinema ne “I bastardi di Pizzofalcone” e nel film “Gomorra” di Matteo Garrone, si racconta a TG Poste.

Per scoprire in toto un personaggio occorre andare alle sue origini. E allora, quando è scoccata per Gianfelice Imparato la scintilla della recitazione?

Ho studiato giurisprudenza e, quando ero giovane, ho svolto il praticantato in uno studio legale. Ma non ce l’avrei mai fatta a vivere quella vita lì. A Napoli feci poi un provino con la compagnia di Mico Galdieri. Mi presero. Con la recitazione fu amore a prima vista. E da lì non mi sono più fermato”.

Gianfelice, lei sta vivendo una stagione d’oro tra cinema, teatro (con la Compagnia Luca De Filippo in “Ditegli sempre sì” di Eduardo De Filippo) e tv (nel 2022 sarà protagonista di una puntata di Imma Tataranni2). Qual è il suo rapporto con la notorietà?

“È un rapporto che definisco defilato. In fondo, è anche un po’ ‘colpa’ mia: quando devo interpretare uno dei miei personaggi, Gianfelice Imparato sparisce completamente, proprio per dare esclusivo risalto al personaggio stesso. Questo forse, in fatto di notorietà, mi penalizza un po’. Poi, figuriamoci: faccio soprattutto teatro, un altro ambito che, in confronto alla tv o al cinema, non ti permette quasi mai di essere al centro dell’attenzione mediatica. Ma non me ne faccio di certo un cruccio”.

Cosa le è piaciuto, invece, di Emidio, il personaggio che interpreta in Querido Fidel?

“Mi è piaciuta la sua ostinazione nell’inseguire i suoi ideali. Un personaggio che mi ha subito affascinato. In fondo, anche perché è un po’ simile a me. Anch’io, come Emidio, coltivo i miei sogni. Faccio il mestiere dell’attore perché non voglio smettere di sognare”.

La bravura è stata di non far scivolare il personaggio nella macchietta o nella caricatura.

“Quando devo interpretare lo stato emotivo e sentimentale di un personaggio, cerco quel personaggio dentro di me. Mi metto in gioco, cerco di scoprire quella quota in me, della mia personalità, che c’è anche nel personaggio che devo interpretare. Ma la verità è anche un’altra”.

Quale, ci dica.

“Che quando in una commedia si deve interpretare un personaggio, occorre essere sempre molto seri. Altrimenti la comicità non scatta. In questo, Woody Allen può insegnarci molte cose”.

Su Rai1 sono recentemente andate in onda le puntate della terza stagione de “I bastardi di Pizzofalcone: un bel successo.

“Senza dubbio. Spesso mi riconoscono per strada di più per il personaggio che interpreto nella serie, che per altri ruoli che ho fatto al cinema o a teatro”.

Il personaggio che interpreta in Querido Fidel è un assiduo scrittore di lettere e ha, con la posta, un rapporto molto stretto. E lei? Qual è il suo rapporto con la corrispondenza?

“L’Emidio che ho portato al cinema scrive le sue lettere quotidiane a Fidel Castro. Fin quando il grande leader addirittura non gli risponde. L’emozione che si prova, anche nella realtà, nell’attesa di ricevere una lettera, è un qualcosa di unico. Penso che Poste Italiane abbia generato un grande patrimonio, milioni di lettere, spaccati di vita quotidiana. In fondo, lì c’è la storia del nostro Paese”.