È proprio degli adolescenti e dei giovani sognare un mondo diverso da quello dove vivono e crescono. Nel passaggio dall’infanzia alla prima autonomia, il mondo si percepisce colmo di possibilità e i ragazzi sentono di avere un fiuto autonomo per la vita. Provano coraggio, immaginazione. Sostenerli in questo loro fiuto che rende bella la vita è la cosa più importante che un adulto può fare. Il fenomeno della contestazione giovanile è notissimo, specie da quando sessant’anni fa il fenomeno diventò coscienza riflessa di scegliere che fare della propria vita e come realizzarla. Non sempre gli adulti sono stati capaci di raccogliere la domanda giovanile evitando il conflitto educativo e non sempre sono stati all’altezza di proporre ideali di vita per cui valesse la pena della responsabilità. Gli adulti hanno dato piuttosto pessimi esempi o hanno cercato di fiaccare la domanda di cambiamento annegando gli ideali nelle trappole del consumismo e dell’egoismo. Più che un dialogo educativo si è sviluppato una tacita connivenza verso la deriva tra giovani insoddisfatti e anziani logorati dalla vita e spenti. È importante per i futuro del mondo che gli adulti siano capaci di trasmettere ai giovani la voglia di cambiare e operare per ideali di fraternità, pace, giustizia.
L’ottimismo del nonno
Tra i non molti esempi di ideali positivi lasciati in eredità ai giovani spicca una lettera del 2009 nella quale un nonno di 84 anni, ancora vitale e ottimista, trasmette ai nipoti la voglia di cambiare il mondo rendendolo migliore di come lo si è trovato. È facile prospettare un mondo migliore in tempi di guerra o di crisi economica e sociale. Meno facile quando le cose sembrano andare a gonfie vele. Tony Benn, personaggio pubblico inglese noto per il suo impegno civile e politico contro le guerre, pubblicò addirittura un libro di lettere nelle quali offriva ai suoi nipoti alcuni consigli per il futuro. E nella prima di queste lettere dichiarò le linee generali della sua eredità ideale. “Ogni generazione deve combattere le stesse battaglie per la pace, la giustizia e la democrazia, e non esiste alcuna vittoria o sconfitta definitiva. La vostra generazione avrà le sue lotte personali da affrontare”.
Le domande
L’autore si sofferma in particolare su quattro domande alle quali si deve rispondere per migliorare il mondo. “Laddove c’è ingiustizia, la prima domanda è: chi ha dato a una persona il diritto di fare del male a un’altra? Si tratta di una domanda rivoluzionaria diretta all’autorità stessa e alle fonti di potere che la sostengono. Subito dopo c’è la domanda: cosa sta succedendo? È spesso difficile trovare una risposta, ma è un interrogativo importante perché se non comprendete una situazione non potete influenzarla. La terza domanda è: perché sta succedendo? Vi impone di riflettere sulla natura della società e su come funziona. Cosa potete fare voi? Questa è la più difficile, ma anche la più importante di tutte. La storia vi fornisce esempi di persone che hanno sfidato le ingiustizie. In primo luogo, ci sono i maestri che hanno tentato di spiegare il mondo: Mosé, Gesù, Maometto, Buddha e i fondatori delle religioni mondiali, tutte persone che hanno provato a definire dei principi morali che dovrebbero guidare le nostre vite. In questa categoria troverete anche Galileo, Darwin, Marx, Gandhi, Einstein, Tutu e tutti coloro la cui influenza è stata percepita anche molto tempo dopo che re, imperatori, e presidenti furono dimenticati. Il secondo gruppo di persone che ha lasciato profonde impronte nelle sabbie del tempo è costituito da quelli che si sono organizzati in movimenti e hanno fatto campagne – a volte con successo, altre no – ma comunque ci hanno provato. Potete imparare dai loro successi tanto quanto dai loro fallimenti”. Il senso di fiducia in se stessi è facile per le classi sociali alte, non per le classi popolari. “Per questo la scuola pubblica è così importante: instilla sicurezza nei figli della classe operaia, che sono la maggioranza degli studenti. Cò che sempre ha spaventato ricchi e potenti è stata la comparsa tra le fila degli oppressi di leader sicuri di sé, che dimostrassero la loro forza organizzandosi in modo da alterare gli equilibri dei poteri…l’incoraggiamento è la cosa più importante che può essere data a qualcuno; un insegnante a scuola che incoraggia gli allievi offre loro la fiducia necessaria per andare avanti, e i vecchi dovrebbero fare altrettanto con i giovani, invece che lamentarsi e tarpare le loro ali”.