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Portalettere di nonno in padre, di padre in figlia, dalle lettere ai pacchi. Capita spesso che il mestiere del portalettere venga tramandato nelle varie generazioni familiari. Ci sono però storie di fedeltà a questo lavoro che mette in diretto contatto con le persone, che lasciano il segno. Quella che sta dietro a Marianna, portalettere classe 1980 a Conegliano Veneto, merita una sottolineatura non foss’altro perché coincide con la storia di Poste Italiane: 160 anni di vita per l’azienda, lo stesso numero di anni dai quali la sua famiglia svolge questo lavoro. Per questo motivo è stata invitata anche alle celebrazioni per i 160 anni di Poste Italiane. Ne parla il Corriere del Veneto.

Dal trisavolo alle nuove generazioni

Tutto è cominciato con il trisavolo Vincenzo, classe 1857, per poi passare al bisnonno Raffaele (1891), al nonno Luigi (1921) ed a papà Raffaele (1949), fino ad arrivare oggi a Marianna. In ogni sacca, un pezzo della storia d’Italia, che ha viaggiato con Poste arrivando nelle buche delle lettere dei cittadini. “Marianna Bussola, napoletana trapiantata a Conegliano dal 2019 – scrive il quotidiano veneto – ultima erede di cinque generazioni di postini. Un caso più unico che raro, visto che Poste Italiane l’ha chiamata quest’anno a Roma per le celebrazioni dei suoi 160 anni. Come il padre, il nonno, il bisnonno e il trisnonno, anche Marianna viaggia di casa in casa portando notizie e placando le attese”.

Le Poste nel destino

Marianna racconta: “Al tempo del mio trisavolo si suonava la trombetta in mancanza del citofono, all’epoca del nonno si consegnavano le lettere, e ora la gente attende un pacco e-commerce”. In giro con il suo motorino, spiega che quella del postino è una “vocazione” e che “al destino non si sfugge”. Di questo aspetto è lei stessa la prova vivente: “Facevo tutt’altro lavoro – spiega al quotidiano – poi il mio ramo d’azienda ha chiuso e, insomma, si è presentata l’occasione”. Non ci ha pensato due volte a trasferirsi da Napoli a Conegliano.

La grande umanità dei portalettere

Marianna non perde l’occasione di sottolineare il grande rapporto umano che si crea con la gente alla quale viene consegnata la posta: “Ho un occhio di riguardo per qualche anziana che non riesce a far le scale e a cui passo le raccomandate, mi sono fatta dare il numero privato di un signore disabile e se non riesce a venire al citofono ad ogni consegna gli telefono”, spiega. Ma non è l’unico episodio. Scrive il quotidiano: “Anche per quella persona che un anno fa aspettava la patente, Marianna ha fatto un’eccezione e lui, disperato di fronte al biglietto di giacenza, in 24 ore ha ricevuto il documento”. E non finisce qui: “Ogni incontro è speciale – racconta la portalettere- L’ultimo 8 marzo un signore che era per me il primo di giro mi ha riempito di mimose il vano portalettere del motorino. Fino alle due del pomeriggio ho distribuito fiori ad ogni raccomandata a tutte le donne del quartiere”.  Un grande cuore, quello dei portalettere. Che per Marianna è una questione di famiglia, come il lavoro: “Nonno Luigi, nel 1970 – racconta – trovò la lettera di un bambino povero che chiedeva alla Befana una televisione. I postini di Napoli fecero una colletta e gli regalarono la tv. La posta è tutta una questione di cuore”.