Incredibile ma vero: la Lettera come genere letterario autorevole è presente anche all’interno della disputa più grande della storia che riguarda Gesù di Nazaret e la sua esistenza. E ha per protagonisti da un lato i suoi discepoli della prima ora fino ai cristiani del nostro tempo e, dall’altra parte quanti non credono alla sua divinità e perfino coloro che pensano Gesù come frutto di un’invenzione dei discepoli.
Le parole di Goethe
Forse, per vie e modi diversi, “l’enigma Gesù Cristo” continuerà ad essere segno di contraddizione e a suscitare dibattito tra studiosi a lui favorevoli o contrari: il Gesù della storia è anche il Cristo della fede? Merita ricordare quanto scriveva sulla questione Wolfgang Goethe in una lettera del 4 settembre 1788 al suo carissimo amico Johann Herder: «A causa del mito di Gesù il mondo potrà ancora esistere per diecimila anni e nessuno ne verrà a capo, poiché è necessaria ugual forza di conoscenza, di intelligenza, di finezza intellettuale tanto per difendere questo mito che per confutarlo». Una visione realista propria di un grande scrittore che educato nella fede, da adulto era diventato un ateo pratico. Si potrebbe considerare un buon profeta dal momento che nei suoi ultimi anni di vita prese vigore la prima Ricerca storica su Gesù utilizzando i mezzi della scienza storica.
La Terza Ricerca
Si passò pertanto da nessuna ricerca alla Prima Ricerca e poi – agli inizi del Novecento – alla Nuova Ricerca e quindi nel 1985 a quella chiamata Terza Ricerca del Gesù storico. E nel mentre gli studiosi cristiani affinavano le prove storiche a supporto della teologia e della fede, studiosi non cristiani approfondivano fatti e documenti tra storia e finzione nei riguardi di Gesù dei Vangeli. In questo dibattito sempre più serrato, anche le Lettere hanno giocato e giocano un ruolo sostanziale, costituendo le fonti storiche più antiche sulla vita di Gesù. Innanzitutto, alcune lettere di Paolo, datate dai principali storici biblisti tra il 50 e il 55 d.C., quindi solo 20 o 25 anni dopo la morte di Gesù. Quindi le “lettere” di Pietro, databili intorno al 64 d.C., e quelle di Giovanni, databili tra il 90 e il 100 d.C. Queste Lettere mentre parlano di Gesù e del suo insegnamento, certificano anche la sua esistenza terrena: Gesù non è un fantasma o un’invenzione dei cristiani, ma una persona veramente esistita.
Nei Vangeli
Le Lettere sono una premessa e una conferma di quanto si trova narrato nei Vangeli canonici e anche nei testi apocrifi che sono prove indirette della storicità di Gesù. Anche tra le fonti non cristiane sulla storicità di Gesù si trovano delle Lettere in aggiunta alle poche conferme di testi storici che confermano quando si apprende dai vangeli. Lo storico Tacito scrive di Gesù che visse sotto l’impero di Tiberio (che governò dal 14 al 37 d.C.) e gli fu imposta l’estrema condanna (crocifissione) da Ponzio Pilato. Ci sono poi le lettere di Plinio il Giovane, governatore della Bitinia, all’imperatore Traiano, datate al 112 d.C. In una di queste lettere Plinio il Giovane descrive la comunità dei cristiani, con il fine di chiedere all’imperatore il modo più adatto per procedere legalmente contro chi si professi cristiano, colpevole di non sacrificare agli dei pagani. Ecco il passaggio della lettera: “Essi avevano l’abitudine di incontrarsi in un certo giorno prestabilito prima che facesse giorno, e quindi cantavano in versi alternati a Cristo, come a un dio, e pronunciavano il voto solenne di non compiere alcun delitto, né frode, furto o adulterio, né di mancare alla parola data, né di rifiutare la restituzione di un deposito; dopo ciò, era loro uso sciogliere l’assemblea e riunirsi poi nuovamente per partecipare al pasto, un cibo di tipo ordinario e innocuo”.
Le lettere di Gesù
Le uniche lettere autentiche di Gesù, che Egli non scrisse ma dettò sono contenute in Apocalisse 2-3 e furono indirizzate a sette responsabili di Chiese nella provincia romana Asia. L’esordio dell’Apocalisse (rivelazione) evidenzia chiaramente l’intenzione dell’autore di scrivere una lettera profetica rivelatoria indirizzata a sette Chiese dell’Asia Minore occidentale, modellata secondo la forma delle lettere paoline tradizionali per quel tempo. E la rivelazione nel linguaggio di san Paolo si intende rivelazione di Gesù Cristo. I sette messaggi in forma di lettere sono indirizzati nella sostanza all’intera comunità cristiana dell’Asia Minore invitata e a ricordarsi gli esempi di Gesù. Dalla Lettera seconda di san Paolo alla comunità di Tessalonica si apprende che già allora si ricorreva anche a lettere fatte passare per lettere dell’apostolo. “Vi preghiamo, fratelli – scrive Paolo – di non lasciarvi troppo presto confondere la mente e allarmare né da ispirazioni né da discorsi, né da qualche lettera fatta passare come nostra”. Ben 4 delle sette lettere iniziali dell’Apocalisse si concludono con la medesima esortazione: “Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese”.