“L’Amministrazione delle Poste e delle Telecomunicazioni, che l’ebbe nelle file laboriose dei propri impiegati, per un triennio circa, ne serba reverente ricordo e si unisce alle meritate onoranze che le verranno tributate”. Nel 1956, in occasione del centenario della sua nascita, la rivista “Poste e Telecomunicazioni” ricordava la stella di Matilde Serao, giovane ausiliaria telegrafica a Napoli prima di diventare prolifica scrittrice della Belle Époque nonché giornalista fondatrice, insieme con il marito Edoardo Scarfoglio, del quotidiano Il Mattino. Matilde Serao è la più importante delle figure di donne al timone dei giornali della Belle Époque che, a cavallo tra i due secoli, con tripudi di francesismi, toilette e grafi che liberty allietavano il pubblico femminile, con articoli di moda, novelle, poesie, cronache teatrali. E anche la sua biografia è uno specchio di quei tempi.
Una novella al femminile
Matilde era figlia di Francesco Serao, avvocato e giornalista antiborbonico mandato in esilio negli anni tumultuosi dell’Unificazione, e di Paolina Borely, appartenente a una famiglia nobile greca finita in declino. Nata a Patrasso, in Grecia, il 7 marzo 1856 e rientrata in Italia dopo l’Unità, Matilde arriva alle Poste di Napoli, nella vecchia sede di Palazzo Gravina, il 1° settembre 1874. Un’esperienza che non manca di dare i suoi frutti dal punto di vista letterario con la pubblicazione nel 1886 di “Telegrafi dello Stato Sezione femminile”, vivace ritratto di un ambiente lavorativo in cui le donne avevano fatto ingresso da pochi anni cominciando a costruire la robusta intelaiatura “al femminile” su cui oggi l’azienda si regge. Nella novella, la giovane Serao racconta la vita delle telegrafiste, il loro uscire di casa la mattina quando è ancora buio; il lavorare a Natale, l’ansia di essere veloci per completare il lavoro nei tempi previsti, gli straordinari per recuperare il tempo perduto quando cade la linea, la paura di fare tardi e di vedersi comminare una multa. In quel mondo irrompono la fragorosa risata e il chiassoso gesticolare della stessa Matilde, che presto però prende la strada del giornalismo, portando la sua franchezza nei salotti della Roma bene.
Non ha mai smesso di scrivere
A 26 anni, nel 1882, lascia Napoli per la Capitale. Il suo primo libro, “Fantasia”, è un grande successo di pubblico ma le costa la stroncatura del giovane critico Edoardo Scarfoglio, con il quale nasce un amore travolgente. Il binomio dà vita a una ricca produzione giornalistica con la fondazione di tre quotidiani: il primo è il Corriere di Roma, che incontra scarsa fortuna, poi con il ritorno a Napoli la coppia fonda il Corriere di Napoli finanziato dal banchiere Schilizzi (con cui entra in rotta per dissidi politici) e Il Mattino, che esce per la prima volta il 16 marzo 1892. Alla guida del nuovo quotidiano Matilde Serao vive la stagione di maggiore successo. I vecchi aristocratici e i nuovi borghesi leggono tutto d’un fiato la sua rubrica “Mosconi” nella quale l’arguzia, la vivacità letteraria e la curiosità da almanacco si fondono in un prodotto editoriale unico, con le prime rotative, la concessionaria esterna di pubblicità, i corrispondenti esteri e i romanzi a puntate: da “I Fratelli Karamazov” di Dostoevskij a “L’Innocente” di Gabriele D’Annunzio. Matilde permette alla stella di Scarfoglio di brillare. Il marito inizia una relazione con una “chanteuse” francese, Gabrielle Bessard, che gli dà una figlia. Quando l’uomo rompe la relazione, l’attrice arriva davanti a casa Scarfoglio insieme alla figlioletta e si toglie la vita con un colpo di pistola. Matilde decide di allevare la bambina, chiamandola addirittura Paolina come la madre, accudendola come una figlia, lei che era già madre di quattro figli maschi. Nel 1903, separatasi dal marito, fonda Il Giorno che dirige fino al 1927, anno della sua morte che arriva pochi mesi dopo aver sfiorato il Nobel per la Letteratura assegnato a Grazia Deledda. Da giovane telegrafi sta a giornalista e scrittrice, la “postale” Matilde Serao resta una delle grandi figure femminili che hanno segnato la cultura e il costume del nostro Paese.
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