Il ruolo di Poste nell’unificazione del Paese, il suo peso nello sviluppo delle infrastrutture e dell’informazione, la sua azione pedagogica nella raccolta del risparmio, il contributo alla tenuta del Paese durante i conflitti mondiali, fino ad affermare che “il servizio postale italiano fu determinante per la vittoria nella Grande Guerra”. Di questo, in occasione dei 160 anni della nostra azienda, abbiamo parlato durante una tavola rotonda con due storici: Giovanni Paoloni, docente di Archivistica generale presso la Facoltà di Filosofia, Lettere, Scienze Umanistiche e Studi Orientali, dell’Università “La Sapienza” di Roma, e Andrea Giuntini, professore di Storia economica presso l’Università di Modena e Reggio Emilia (Unimore). Insieme, hanno curato diversi volumi della grande raccolta di Laterza “Le Poste in Italia”.
Nella drammatica attualità sta emergendo in modo lampante il ruolo della comunicazione. È un dato storico: dal vostro punto di vista, la comunicazione postale è stata determinante nella storia delle nostre guerre?
Giuntini: “Il suo ruolo è sempre stato di grande rilevanza. Comunicare significava spesso riuscire a vincere una guerra, spostare il destino di una contesa bellica. E, attraverso la comunicazione, si fa anche propaganda, come accade anche oggi tra Russia e Ucraina. Ma non solo: un tempo, riuscire a comprendere chi avesse vinto la battaglia significava anche modificare gli aspetti economici, traducendosi in un reale guadagno. In linea generale, le guerre e i conflitti, da sempre, si nutrono di comunicazione, il cui ruolo è dunque decisamente centrale e la posta gioca una parte che è sempre stata decisiva. In questo senso, noi storici possiamo affermare che le Poste in Italia sono stati determinanti per la vittoria della Prima Guerra Mondiale. Durante la Grande Guerra, è impressionante notare l’eccezionale numero di prodotti postali (4 miliardi fra dispacci e pacchi) che vengono movimentati tra il Paese e le trincee e che rappresentavano allora l’unico appiglio con la realtà di ciò che stava accadendo”.
Paoloni: “Se si pensa alla dimensione propagandistica, si deve pensare ad esempio alle cartoline postali, che erano il mezzo privilegiato di comunicazione fra i soldati e le loro famiglie durante le varie guerre e che fornivano l’idea immediata di un conflitto che coinvolgeva tutti. Un discorso analogo lo possiamo rapportare all’attuale conflitto russo-ucraino. L’elemento più rilevante che emerge è che, in questa guerra, il ruolo della comunicazione ha fatto emergere quell’identificazione nell’esercito ucraino da parte della popolazione locale (e non solo) che potrebbe rappresentare un elemento fondamentale per le sorti del conflitto. Quella stessa identificazione che, al momento, non sta riuscendo ai russi. A ritroso nel tempo, penso ad esempio alla rilevanza che, per la Francia rivoluzionaria, ha avuto il telegrafo ottico, soprattutto per quanto riguarda il trasferimento delle informazioni”.
Quanto ha pesato Poste nell’innovazione e nella trasformazione sociale dell’Italia? Pensiamo, ad esempio, alla straordinaria attenzione che l’azienda ha sempre garantito all’occupazione femminile e alla crescita e lo sviluppo della tecnologia nella nostra vita.
Paoloni: “Sul ruolo delle donne dirò anche di più: l’occupazione femminile di Poste non si è fermata ai call center, ma si è orientata anche verso la reale possibilità, che è stata data alle donne, di assumere importanti ruoli direttivi nell’azienda. Questo ci dice molto anche in riferimento alle reali opportunità di carriera che Poste ha sempre garantito alle donne. E in tutto ciò, Poste ha sicuramente indirizzato e guidato un cambiamento, una trasformazione. Per quanto riguarda l’innovazione, si sono succeduti, nel corso degli anni, periodi in cui Poste ha guidato tale progresso e periodi nei quali si è assistito a un rallentamento di questi processi. Ma la vocazione innovativa di Poste non è mai stata in discussione, tanto che oggi si può dire che l’azienda abbia svolto un ruolo attivo e fondamentale nei processi di digitalizzazione”.
Giuntini: “Rispetto al tema delle donne, va aggiunto che la storia di genere trova nell’ambito postale e telegrafico degli elementi di grande interesse. Tutto ciò si trasforma in un campo di ricerca e indagine, per noi storici, di grande valore. La possibilità di utilizzare fin dall’inizio il servizio postale ha trasformato il Paese anche rispetto, ad esempio, all’alfabetizzazione, grazie alla necessità che si è determinata di scrivere una lettera. Le Poste hanno dunque contribuito anche all’unificazione della lingua. Una certa rilevanza la hanno avuta anche per l’emigrazione, perché è proprio grazie all’istituto postale che le persone hanno potuto comunicare con i loro familiari nel corso di anni di fondamentale importanza storica per il nostro Paese”.
Quanto ha contribuito Poste alla creazione di una middle class nella società italiana?
Giuntini: “Le Poste sono state in grado di creare una forte fidelizzazione con i propri clienti, penso ad esempio a tutti quei piccoli risparmiatori che, nel corso della storia, hanno affidato le proprie finanze a Poste, la cui realtà, oggi, compete attivamente con il sistema bancario. Per quanto riguarda il nostro Paese, la creazione di una middle class, che avviene nella seconda metà del Novecento, sicuramente ha visto Poste protagonista, perché questa azienda ha fornito alle persone strumenti effettivi di modernizzazione e, dunque, di emancipazione sociale”.
Poste è passata dalla Pubblica Amministrazione al privato: in questa transizione, che tipo di cambiamenti ha portato con sé?
Paoloni: “Da un punto di vista storico bisogna sottolineare il ruolo finanziario fondamentale che Poste ha sempre svolto, come braccio della Cassa Depositi e Prestiti e anche, successivamente, in questa capillare funzione di raccolta del piccolo risparmio. In Italia, Poste è stata in grado di creare una vera e propria cultura del risparmio, unica realtà a farlo oltre all’Istituto Nazionale delle Assicurazioni, con l’istituzione delle polizze vita. Da non dimenticare che Poste è stata anche molto attiva nell’ambito dell’innovazione tecnologica: ha fatto moltissimo per il miglioramento delle infrastrutture di telecomunicazioni del nostro Paese ed è sempre stata una realtà ricettiva per quanto riguarda i sistemi tecnologici, anche per la realizzazione di una rete telegrafica che coprisse tutta la penisola. Nei venticinque anni successivi all’Unità d’Italia, Poste, essendo avulsa da forme di burocrazia ministeriale, ha potuto intraprendere un significativo percorso di modernizzazione infrastrutturale delle comunicazioni, il quale è stato interamente sostenuto da questa azienda. Poste è stata un pezzo importante dei nostri sistemi di rete”.
Giuntini: “Il servizio postale rappresenta la colonna vertebrale del sistema delle comunicazioni e il nostro Paese è sempre stato protagonista della storia postale. Logico è che le trasformazioni e i cambiamenti ci siano stati. Ma vorrei sottolineare che l’idea di quanto sia rilevante il sistema delle comunicazioni rimane tutt’oggi. La grande intuizione dei governanti italiani, fin dal momento dell’Unità nazionale, è stata comprendere che senza il servizio postale non sarebbe mai stato possibile un reale sviluppo del Paese. Una funzione, dunque, da una parte identitaria, e dall’altra in grado di indicare la presenza reale di uno Stato. L’ufficio postale rappresenta fin da subito, nell’immaginario, la presenza dello Stato sul territorio, alla stessa stregua dell’ufficio di polizia o di quello dei carabinieri. O forse anche di più, nel senso che le Poste erano anche un presidio laddove le forze di pubblica sicurezza non erano presenti. Tutto ciò entra nella memoria collettiva del popolo, rendendo le Poste qualcosa di rilevante e familiare”.
Abbiamo visto come in molti casi i nomi stessi dei giornali derivino da figure postali: basti pensare, ad esempio, al Corriere della Sera o al Messaggero. Quale ruolo ha giocato per l’Italia il rapporto tra Poste e l’informazione?
Paoloni: “Fondamentale: le notizie che finivano sui giornali viaggiavano sempre attraverso i canali postali. Gli stessi pezzi che erano pubblicati sui giornali erano spediti tramite posta. E, anche per ciò che riguarda le osservazioni meteorologiche, il servizio postale ha sempre svolto un ruolo importante, come strumento che veicolava tali informazioni, attraverso l’invio dei telegrammi, dapprima a vantaggio degli agricoltori. Non vi è dubbio che è nell’ambito delle strutture e dell’esperienza di Poste che nascono anche i servizi radiofonici e televisivi”.
Giuntini: “Il trasporto della posta diventava fondamentale per ogni tipo di concessione, convenzione. E questo perché si impegnavano nel trasporto della posta e dei giornali. E la stessa cosa avverrà con il trasporto ferroviario, che permetteva una rapida movimentazione delle informazioni, grazie al fatto che alla base vi era un valido modello organizzativo”.
Da studiosi della materia, riuscite a immaginare il futuro di Poste Italiane?
Giuntini: “Non sarei in grado di dare consigli. Posso solo esprimere un auspicio, augurandomi che Poste sia sempre pronta e flessibile nel continuare ad accettare e ad accogliere il cambiamento, così come in effetti si è verificato negli ultimi 30 anni”.
Paoloni: “Come storico, non posso non rilevare che Poste ha un altissimo grado di presenza in tutti i segmenti della società italiana e dunque auspico che da parte di questa azienda vi sia la consapevolezza di condurre una precisa battaglia quotidiana per superare quelle piccole o grandi criticità che il settore postale attualmente presenta”.