Ricordi di Poste: la nostalgia del “pôstin” Michele

Nella storia dei dipendenti di Poste Italiane si ritrova la storia del nostro Paese. In “Ricordi di Poste”, raccogliamo le testimonianze degli ex dipendenti che scrivono alla redazione e che, attraverso i loro racconti, contribuiscono a mantenere vivo il legame tra le generazioni.

Il progresso che negli anni l’Azienda ha fatto mi rende orgoglioso di aver fatto parte della grande famiglia dei postelegrafonici. Da giovane vivevo a Savona, sono stato assunto alle Poste di Genova come fattorino successivamente sono, stato trasferito come portalettere a Genova Voltri poi a Genova Pra’ e infine a Genova Sestri Ponente nel cui ufficio erano state riunite le altre delegazioni del ponente in cui avevo lavorato. Eravamo una grande famiglia, il lavoro non mancava, le borse erano sempre piene, ognuno aveva il suo quartiere, ogni mattina ci si incontrava con i cittadini. Noi eravamo in grande confidenza, spesso aspettavano con ansia la posta di qualche familiare e noi eravamo i primi che con il fischietto gli avvisavamo. Loro scendevano velocemente dalle scale e poi era il momento dei sorrisi, qualche volta delle lacrime, qualche parola di auguri, qualche altra di consolazione poi un altro portone.

Consulenti, psicologi e amici

Questo per tanti anni: i clienti avevano fiducia in noi e a volte i nostri consigli sono stati utili; avevamo un ruolo che oggi potrebbe essere di consulente, psicologo o forse meglio amico. Ricordo il 1980, l’anno in cui in Irpinia il terremoto distrusse quasi tutto e provocò migliaia di morti. Un collega di nome Papa, campano, si mise con impegno a reperire viveri e vettovaglie nella delegazione in cui lavorava, Pegli, dove era molto conosciuto e amato; raccogliemmo tutto ciò che era possibile tra i negozianti e le persone dei nostri quartieri. Un ricordo caro va ai colleghi che ci hanno preceduto: ci hanno insegnato il lavoro, la strada che dovevamo compiere, fu un grande scambio generazionale.

Un servizio capillare e prezioso

Un altro ricordo affettuoso va alle mogli e alle mamme che nel periodo della guerra erano con noi nell’ufficio del portalettere: anche loro come meglio di noi hanno contribuito al funzionamento dell’azienda in quel particolare momento del nostro Paese. Ricordate Massimo Troisi nel postino? Quella splendida interpretazione contribuì a fare conoscere e amare a tanti italiani il nostro servizio, umile ma capillare e prezioso. Una figura che ricordo sempre con piacere è il caposala dell’ufficio di Sestri Ponente, deportato nel duro periodo della guerra, persona capace collaborativa che ora ha 94 anni. Spesso è seduto sul suo terrazzo e quando passo lo saluto con la mano; lui contraccambia con un sorriso in ricordo degli anni trascorsi insieme: grazie Bisio! Un ultimo ricordo lo voglio dedicare agli ultimi anni di servizio quando furono assunti come personale straordinario ragazzi e ragazze trimestrali. Una ragazza, Betty, quando terminò il suo periodo di lavoro, scrisse e dedicò a me e a qualche collega una poesia in dialetto genovese dedicata ai postini. Oggi, rileggendola, sento tanta nostalgia.