Il presidente della Consob, Paolo Savona

Milano, 14 giu – Per il presidente della Consob, Paolo Savona, “un contributo significativo alla stabilità finanziaria verrebbe dalla creazione di un titolo europeo privo di rischio (European safe asset)”. Nel suo primo discorso davanti alla comunità finanziaria a Piazza Affari Savona esprime la necessità di creare titoli senza rischi a livello europeo.

“L’unico safe asset esistente oggi in Europa è di fatto il Bund tedesco. Il sistema è asimmetrico, dato che l’emissione è controllata da un solo Paese, ma la domanda viene da tutti i membri dell’unione monetaria. Tale asimmetria – sostiene Savona – è un fattore di instabilità del sistema finanziario dell’eurozona. Esso comporta fughe di capitali durante le crisi, ostacolando il corretto funzionamento della politica monetaria comune”.

Il ragionamento del presidente della Consob è che a fronte di una offerta “sempre più scarsa” e di una domanda “crescente” di Bund tedeschi, “la liquidità europea è spinta verso l’esterno, principalmente verso i Treasury bill e bond americani” con “offerta in espansione e rendimenti crescenti”. Tutto questo ha come conseguenza “distorsioni nel meccanismo di trasmissione della politica monetaria all’economia reale, incompatibili con la stabilità monetaria e finanziaria al di là dei comportamenti dei singoli membri e dei loro fondamentali”.

Un “European safe asset alternativo ai Bund e ai Treasury bill e bond migliorerebbe la razionalità distributiva della creazione monetaria – prosegue Savona – governerebbe taluni disturbi alla stabilità finanziaria e attenuerebbe le divergenze nei tassi di interesse all’interno dell’eurozona”. “Con questo nuovo strumento – conclude – non sarebbe più necessario porre vincoli alla libera scelta di investimento delle banche europee”. Operativamente si potrebbe utilizzare l'”Esm- European stability mechanism per emettere un titolo con le caratteristiche richieste da tutti gli investitori globali di liquidità”. E con i fondi raccolti con i safe asset “concedere prestiti agli Stati membri che disporrebbero di una fonte alternativa e a basso costo per il rifinanziamento del loro debito pubblico”.