Roma, 9 lug – Come se non bastasse il puzzle sulla nomina degli eurocommissari, la formalizzazione dell’Ecofin della designazione di Christine Lagarde quale successore di Mario Draghi alla guida della Bce, apre una nuova partita sul posto di direttore rimasto vacante al Fondo monetario internazionale. I ministri delle Finanze europei hanno già iniziato a discutere la questione, in particolare si punta a presentare una candidato unico europeo.
Il primo nome al quale inevitabilmente si pensa è proprio quello del presidente uscente della Bce, Mario Draghi. Tuttavia nel suo caso esiste un problema anagrafico dato che lo statuto del Fmi prevede che il candidato non abbia più di 65 anni. Non solo, è anche stabilito che il direttore non possa mantenere la carica oltre il 70esimo anno di età. E Draghi, nato nel 1947, compirà 72 anni a inizio settembre, anche se dato il suo altissimo profilo di competenze e capacità il suo nome ha continuato a circolare durante le riunioni dell’Ecofin.
L’esistenza del requisito anagrafico è stata confermata dal ministro delle Finanze della Finlandia, Mika Lintila, in quanto Paese che ha la presidenza di turno di Ue e Ecofin. “Come ho detto abbiamo parlato di un candidato europeo e ovviamente ci sono alcuni criteri, l’età è uno di questi – ha detto in riposta a una domanda sul tema nella conferenza stampa al termine delle riunioni – e sono certo che ne terremo conto quando inizieremo a parlarne seriamente”.
Al di là di questo specifico aspetto, su altre possibili candidature europee su cui non vi sarebbe il problema dell’età la questione risulta più articolata. Uno dei nomi circolati in questi giorni è stato quello del governatore della Banca d’Inghilterra, Mark Carney, canadese naturalizzato britannico che ha gestito finora la partita della Brexit. Ma è appunto lo stesso procedimento di recesso del Regno dall’Ue che renderebbe problematico per l’Unione farne il proprio candidato per il Fmi.
Anche meno solide appaiono le chance dell’ex cancelliere allo Scacchiere (o ministro delle Finanze Gb) George Osborne, che sarebbe pronto a farsi avanti. Secondo il Financial Times però lo stesso tesoro britannico gli darebbe poco credito di successo.
Assieme a lui, nella sottocategoria degli autocandidati, potrebbe riaffacciarsi l’ex commissario europeo agli Affari economici Olli Rehn, attuale governatore della banca centrale della Finlandia e che aveva tentato di candidarsi anche per la Bce.
Un altro profilo che vanterebbe la comprovata esperienza nella gestione dirigenziale di policy economiche, richiesta dal Fmi, è l’ex presidente dell’eurogruppo, l’olandese Jeroen Dijsselbloem, evocato da un ministro all’Ecofin. Ma nel suo caso è tutto da verificare l’appoggio che potrebbe ottenere dai governi, tenuto anche conto del fatto che i vari piani di aggiustamento che ha supervisionato sulla Grecia sono stati oggetto di critiche esplicite dal parte del Fmi.
Altri nominativi circolati in questo totonomine parallelo al nuovo esecutivo Ue includono Kristalina Georgieva, la bulgara che era stata ipotizzata anche a capo della Commissione, la danese Margrethe Vestager, anche lei tra i papabili in sostituzione di Juncker e attuale numero uno della concorrenza. Mentre si sono chiamati fuori il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire (rivendicando però la poltrona per l’Europa) e il capo della Bundesbank, Jens Weidmann, che puntava alla Bce.
Il direttore viene nominato per un mandato di cinque anni e quello della Lagarde avrebbe dovuto scadere nel 2021. La scelta finale del nuovo numero uno spetta ai 24 componenti dell’Executive Board dello stesso Fmi e finora una regola non scritta, che vuole un europeo a questa istituzione e uno statunitense (o espressione degli Usa) alla Banca Mondiale, ha sostanzialmente tenuto. Tuttavia è stata sempre più messa in discussione dai Paesi emergenti e diversi potrebbero ora ambire alla poltrona, a cominciare alla Cina ha ha già uno dei vicedirettori (Tao Zhang).