Roma, 22 ago – In un Paese dove il consumo di carne è in media di 60 chili all’anno a testa, il gruppo di attivisti di Animal Save Movement Uruguay ha organizzato una veglia per le mucche arrivate in un macello a est della capitale Montevideo, per dare loro conforto negli ultimi momenti di vita.

L’attivista Alfonso Mendez, venuto con gli altri a dare una carezza e a trasmettere un po’ di calma a questi animali prima di essere macellati, spiega: “In realtà, naturalizziamo la violenza ogni giorno, contro ogni essere. Pertanto, questo gesto è per rompere l’indifferenza, per smettere di essere indifferenti davanti a cose che non sono giuste. E non importa quali ragioni adduco: è saporita, non è saporita, è nutriente, non è nutriente. Mangiare animali non va bene”.

L’offerta gastronomica per i vegani nel Paese, anche se ultimamente si è ampliata, è scarsa. Il numero di chi non mangia carne è tuttavia in aumento, si contano circa 120.000 tra vegani e vegetariani sui 3,4 milioni di abitanti, secondo gli attivisti.

“Forse essere vegani in ogni posto del mondo è difficile – aggiunge l’attivista Vanessa Ferraz – ma qui è particolarmente difficile a causa degli allevamenti e dell’aumento del bestiame e del consumo di asado in generale, ma credo che il movimento vegano stia crescendo sempre più, quindi credo che sarà meno difficile essere vegani”.

In Uruguay la domenica è il giorno ideale per l’asado, tipico piatto di carne alla brace. Ne cuoce parecchia lo chef Horacio Miguel Biglieri: “La maggior parte delle persone mangia la carne. Coloro che consumano altri alimenti non sono molti, circa il 30% delle persone mangiano verdure e pesce, altri mangiano carne e solo carne. Credo che niente batta la carne alla griglia”.

L’Uruguay lavora circa 2,4 milioni di capi di bovini ogni anno, secondo i dati del settore. Per l’allevatore Mateo Santos, invece – ha detto rivolgendosi ai vegani – è “loro diritto non mangiare carne”.