Roma, 6 set – L’Italia è il paese europeo più esposto ai rischi idrogeologici dovuti ai cambiamenti climatici e lo dimostrano anche gli ultimi studi realizzati dall’UE. Lo afferma l’ANBI, l’associazione nazionale bonifiche e irrigazioni, secondo cui l’Italia “è il Paese europeo più esposto all’erosione del suolo, causata dall’estremizzazione degli eventi atmosferici. Già nel 2020 la fragilità idrogeologica potrebbe causare una contrazione della produzione agricola superiore allo 0,5%, con una perdita produttiva pari a 38 milioni di euro rispetto al 2010. Per recuperare un solo centimetro di suolo occorrono, in alcuni casi, ben 100 anni”.

Il Joint research center dell’Unione Europea, spiega l’ANBI “segnala che le violente precipitazioni hanno più probabilità di causare conseguenze idrogeologiche nelle regioni mediterranee e alpine piuttosto che nel Nord Europa e l’Italia emerge nella cartografia del rischio”.

In Italia, in base ai dati ISPRA, le frane sono circa 620mila e interessano il 7,9% della penisola. Questa percentuale sale al 16,6% (il 100% dei territori di Valle D’Aosta, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Molise, Basilicata e Calabria) se si aggiungono le aree a pericolosità idraulica media. Più di cinque milioni di persone e circa 79 mila aziende operano in aree a elevato rischio frana, mentre circa 9 milioni di persone e 576 mila imprese si trovano in aree a rischio alluvionale.

Anche il rapporto dell’Agenzia UE per l’Ambiente (EEA) “Adattamento ai cambiamenti climatici nel settore agricolo in Europa” indica che i cambiamenti climatici avranno un impatto maggiore nel Sud Europa (Italia, Grecia, Spagna e Portogallo) oltre che in Paesi finora beneficiati dal clima continentale come Francia, Austria e Romania.

Gli scenari delineati dai report indicano, per l’Europa meridionale, un calo dei redditi agricoli fino al 16% entro il 2050, l’aumento della domanda d’acqua per l’irrigazione dal 4% al 18%, la svalutazione dei terreni coltivabili fino all’80% (entro il 2100). L’elevarsi della linea equatoriale “potrebbe contestualmente far crescere il valore dei terreni nell’Europa settentrionale”. Secondo lo studio EEA, “con i cambiamenti climatici l’Italia potrebbe subire la maggiore perdita di valore dei terreni agricoli in Europa: tra il 34% e il 60%, ovvero dai 58 ai 120 miliardi di euro, entro il 2100”.