Roma, 26 set – Le Fintech offrono numerose opportunità che per essere colte richiedono adattamenti rilevanti al sistema Paese al e tempo stesso presentano problematiche e rischi su cui è necessario attrezzarsi.
Su questi temi esponenti di autorità di vigilanza e protagonisti del settore privato si sono confrontati nel corso del convegno che Fortune Finance ha organizzato a Roma presso la sala del Tempio di Adriano della Camera di Commercio.

L’avvento delle Fintech rende il mercato sempre più “parcellizzato” e questo complica l’attività di Vigilanza, ha rilevato Alessandra Perrazzelli vice direttrice generale della Banca d’Italia. L’approccio “caso per caso” tipico del settore bancario appare poco adatto a operare in un quadro che potenzialmente presenterà un numero infinito di piattaforme e che potrebbe creare paradossi. “Una delle cose più importanti è lavorare sul capitale umano all’interno delle banche” e al tempo stesso diffondere “una educazione finanziaria sempre più legata a una cittadinanza consapevole e quindi in grado di esercitare appieno i propri diritti e sostenere la forza del Paese”, ha affermato Perrazzelli. In Italia, poi, per adattarsi alla nuova sfida fintech e innovazione “è fondamentale una cultura che non penalizzi il fallimento, perché per una startup che funziona ne falliscono cento”, ha avvertito.

Secondo Giovanni Sabatini direttore generale dell’ABI “l’innovazione è una componente fondamentale del servizio bancario e la relazione tra banche e fintech è complementare”. Le fintech hanno più flessibilità, ma spesso mancano della base di clienti e della cultura delle regole delle banche. Quindi è possibile “un rapporto simbiotico”. “L’obiettivo dell’ABI – ha spiegato – è quello di migliorare le regole consentire che la competizione rispetti il principio stessi rischi-stesse regole”. La nuova direttiva europea sui pagamenti digitali aumenta la tutela per i clienti, ma presenta aree di miglioramento, ad esempio una più efficace integrazione con la direttiva sempre europea a tutela dei dati.

Il commissario della Consob Paolo Ciocca ha messo in rilievo come in “un mondo nuovo, fatto di una miriade di transazioni” debba ancora essere “fattorizzato”: è “un tema di un futuro da qui a un paio di anni non dieci anni”. Poi “c’è il problema della fiducia e il problema della sicurezza perché così come nei decenni passati abbiamo visto fughe agli sportelli bancari, in futuro potremo vedere fughe agli operatori di dati”.

Su un caso specifico come quello di Libra, il progetto di “criptovaluta” di Facebook, “bisogna intanto vedere se è una moneta oppure se è un ‘ti do dei soldi e tu ti impegni a’ e allora si ricade nell’ambito di regole che ci sono. Bisogna vedere se questo regole vengono accettate” dichiara Ciocca. Più in generale ci sono temi come trasparenza e conflitti di interesse che impongono un ragionamento su “una deterrenza che passi da una modalità più attiva di ricerca dei comportamenti abusivi, che coinvolge tutte le autorità competenti ma anche le forze di polizia, con l’obiettivo di stanare l’organizzazione, l’industria dell’abusivismo” ha concluso Ciocca.

Secondo Walter Pinci, Responsabile settore dei pagamenti in PostePay “stiamo tutti vivendo un momento epocale. Ad esempio, l’India in 10 anni è passata dal 20% pagamenti elettronici all’80%. La sfida per noi è passare a un futuro di pagamenti che card based”. Sullo stesso tono il pronostico di Giulio Carone, responsabile servizi finanziari di Enel X: “il contante così come lo conosciamo – ha detto – tenderà a sparire”.

In questo quadro “la prima cosa che cambia oggi è la open innovation”, ha affermato Pietro Sella amministratore delegato di Banca Sella. “Ormai è molto improbabile che l’innovazione nasca in una singola impresa. Bisogna avere degli ecosistemi di attori che collaborano e si contaminano ed è importante che la regolamentazione sia ragionata anche rispetto ad altri Paesi, altrimenti le attività rischiano semplicemente di spostarsi altrove. Diversamente dai modelli di business preesistenti oggi c’è molta incertezza e questo richiede di testare continuamente prima di trovare la soluzione giusta”.

Il tutto impone una “educazione critica al digitale, oltre che alla finanza”, ha notato Alessandro Messina direttore generale di Banca Etica. “Un tema che va a toccare il nostro essere società, comunità e democrazia”.