Roma, 28 nov – Il vicepresidente della Commissione Ue Frans Timmermans, colui che dovrà realizzare il Green new deal, punta a tenere unito il Continente e portarsi “dietro il resto del mondo”. Per finanziare le politiche ambientali, ha detto su Repubblica, serviranno “3000 miliardi” che “non è una cifra esagerata”. “Rispetto ai tempi di Marx tra i fattori di produzione oltre a lavoro e capitale ci sono anche big data e ambiente da ridistribuire, altrimenti lasceremo indietro troppe persone e vinceranno i sovranisti”.

“Voglio presentarmi alla conferenza sul clima di Madrid (Cop) con la possibilità di illustrare al mondo quello che faremo in Europa sull’ambiente. Per questo punto a far approvare una Comunicazione nella riunione della Commissione dell’11 dicembre in cui spiegheremo cosa faremo nei primi 100 giorni del nostro mandato e negli anni successivi”. “La Cop più importante – ha sottolineato – è quella di Glasgow del 2020 e voglio arrivarci con tutte le misure su ambiente e investimenti approvate e dire: questo è il nostro Patto sul clima. Se noi facciamo capire che stiamo diventando leader mondiali dell’economia verde, gli altri ci seguiranno. La Cina quando sente l’Europa compatta ci prende molto sul serio. Sulle batterie siamo arrivati tardi e ora le compriamo fuori, ma se ci muoviamo su idrogeno e 5G e ne diventiamo leader allora sarà il resto del mondo a rincorrerci”.

“Negli Usa ci saranno le elezioni, fino ad allora dobbiamo avere pazienza. Per ora parlo con i singoli Stati e con le città americane. Però se ci muoviamo subito anche con la Carbon tax e costringiamo canadesi, cinesi e il resto dell’Asia a parlarci, saremo più forti quando Washington tornerà in scena”, aggiunge a proposito dell’atteggiamento dell’amministrazione Trump sulle questioni climatiche. Secondo Timmermans tremila miliardi da qui al 2050 “non è una somma esagerata, ma prima di poterla confermare devo finire gli studi di impatto. Conto di finanziare la trasformazione verde dell’economia con risorse pubbliche nazionali ed europee, con fondi privati e della Bei. Nessuno ci chiede il costo umano e finanziario del non far nulla: probabilmente sarebbe molto più alto”.

“Ad oggi non siamo nemmeno riusciti a portare la quota verde al 20%. Vogliamo alzarla al 25% del bilancio e al 40% per l’agricoltura. Poi ogni anno spingerò per salire. E starò attento che il resto dei soldi non finisca in politiche che invece inquinano. Ogni proposta sarà controllata e dovrà ricevere il mio bollino verde altrimenti non passerà”, aggiunge. E “dobbiamo dire ai partner extra Ue che se un loro prodotto inquina più di quello europeo, per farlo entrare da noi dovranno pagare alla frontiera. Questi soldi li useremo per finanziare la transizione ecologica. Inoltre dovremo estendere gli Ets (certificati a pagamento per chi inquina, ndr) diminuendo le esenzioni”.

“Non c’è tempo da perdere e la sfida è enorme anche per voi. Certo, ci sono Paesi con un’industria che inquina di più, come la Polonia, e che avranno più difficoltà a cambiare. Però anche l’Italia deve darsi da fare: dobbiamo pensare tutti insieme al futuro dell’industria dell’auto e alla manifattura tra 30 anni. Il vostro Paese storicamente all’avanguardia deve sapersi adattare al futuro. Inoltre se pensiamo a Liguria e Venezia capiamo che l’Italia e gli altri Paesi mediterranei più di altri dovranno affrontare la sfida dell’adattamento al clima e corrono rischi idrogeologici seri. Serviranno investimenti enormi per cambiare e ci vorrà una forte azione comune. L’Europa ci sarà”.