Secondo un’indagine dell’Istituto Demopolis (“cosa si deve fare per essere assunti?”), il 67% degli under 35 pensa che in Italia per entrare nel mondo del lavoro conti soprattutto la rete di relazioni e di conoscenze personali. Il 51% cita l’incidenza dell’appartenenza familiare, giudicata anch’essa più importante della preparazione, del titolo di studio e delle competenze professionali, indicate come decisive solo da una minoranza degli intervistati. Se questo è l’umore in un Paese dove l’ascensore sociale è fuori uso da troppo tempo, fa ben sperare il fatto che molte grandi aziende selezionino la loro forza lavoro rivolgendosi direttamente alle università o agli istituti di formazione. Mettendosi dunque sulle tracce delle attitudini e delle capacità dimostrate dai ragazzi nel corso degli studi.

Ricerca e selezione, ecco le basi
Una di queste aziende, quella che tutti gli italiani conoscono, è Poste Italiane, la più importante rete di distribuzione e il principale datore di lavoro del Paese, che nel periodo 2018-2022 ha previsto di assumere circa 10 mila persone. La ricerca e selezione di questo nuovo personale vengono gestite centralmente dalla Funzione Risorse Umane e Organizzazione. Gli strumenti e le modalità di quello che un tempo si chiamava reclutamento, oggi recruiting, sono diversi perché devono tener conto dei numerosi mercati su cui Poste Italiane compete: finanziario e assicurativo, logistico, delle telecomunicazioni, dei servizi di certificazione e di comunicazione digitale, del pagamento e del commercio elettronico, della gestione documentale, dell’e-Government, dell’e-Procurement, della sicurezza informatica, dell’outsourcing dei processi documentali. Poche altre aziende nel panorama nazionale offrono l’opportunità di confrontarsi con una così ampia gamma di prodotti e servizi.

Le nuove aree e le stabilizzazioni
È una consuetudine la collaborazione con le università e le business school attraverso progetti comuni per la redazione di tesi, ma anche tirocini formativi che hanno lo scopo da un lato di creare delle sinergie con il mondo accademico e dall’altro di intercettare giovani talenti da inserire inizialmente in stage con la prospettiva della successiva assunzione. Nel 2019, nel solco delle politiche attive del lavoro, ha stabilizzato con contratto a tempo indeterminato circa 2.300 persone (se prendiamo a riferimento anche la fine del 2018 sono 2.700), giovani e meno giovani, che in passato avevano avuto un rapporto di lavoro a tempo determinato con l’azienda. Questi nuovi contratti hanno riguardato prevalentemente portalettere e professionalità specifiche impiegate nell’ambito della filiera logistico postale. 150 assunzioni hanno riguardato le categorie protette.

Di generazione in generazione
Poste Italiane è caratterizzata da una piramide dell’età della popolazione aziendale che favorisce il ricambio. I suoi dipendenti hanno un’età media di 50 anni e molti andranno in pensione nei prossimi anni, permettendo così l’assunzione di nuove figure professionali qualificate e di giovani capaci. “Grazie alle nuove assunzioni e alla ridistribuzione dei dipendenti in servizio, il Gruppo – si legge nel piano industriale Deliver 2022 – potrà potenziare la propria forza competitiva, sostenendola anche con iniziative ad hoc al fine di incrementare le competenze tecniche e gestionali in tutta l’organizzazione. Poste Italiane investirà in figure professionali di talento presenti e future, mediante un’ampia gamma di programmi di sviluppo, introducendo il lavoro intelligente e lanciando un’ampia varietà di programmi di gestione delle prestazioni e di incentivazione”.