Tiziana è una vita che lavora alle Poste. E dev’essere davvero molto brava se qualche anno fa, nel 2017, il suo dirigente l’ha chiamata da Frosinone, dov’era direttrice della filiale, e le ha detto senza troppi peli sulla lingua: «Guarda, ti do una filiale impegnativa, quella di Roma Sud. Tu sei in gamba, confido in te». Fu una scelta azzeccata, funziona tutto bene. Ma Tiziana ha messo a posto le cose e governa il suo piccolo impero con altre donne al comando: Valentina, responsabile della Gestione Operativa, Diana, di quella Commerciale, e Ramona alle Risorse Umane, che non è una sua diretta collaboratrice, ma che di fatto lavora con lei. Un angolo di mondo tutto rosa, perché, dice, “dovevo cambiare e le donne in una situazione complessa credono più degli uomini che si possa andare oltre, affrontare le difficoltà. Non è sempre facile farsi seguire dagli uomini in un percorso lastricato. A volte bisogna uscire fuori dalla logica, essere un po’ meno razionali. Serve quel briciolo di irrazionalità che aiuta a sfidare le imprese complicate. Ci vuole una spinta emozionale molto forte. Così mi sono trovata a costruire un team con queste caratteristiche, quelle di non arrendersi mai, di combattere sempre”.

Poste e la tutela della diversità
Alla fine, Tiziana è solo uno degli esempi in un’Azienda, quella di Poste Italiane, che è entrata per il secondo anno consecutivo nel Bloomberg Gender Equality Index (GEI), l’indice di riferimento mondiale sulla parità di genere, ottenendo un punteggio significativamente superiore a quello delle società valutate, che sono 380 di undici settori produttivi, con una capitalizzazione di mercato da 14 trilioni di dollari e sedi in 44 Paesi diversi. Giuseppe Lasco, Condirettore Generale di Poste Italiane, sottolinea con orgoglio “il fatto che più della metà della nostra forza lavoro è composta da donne, così come la maggioranza dei direttori degli Uffici Postali”. Si tratta di un riconoscimento importante, che si aggiunge all’ingresso nella top five della classifica sulla Gender Equality delle società appartenenti all’indice FTSE Mib della Borsa di Milano, oltre all’Oscar di Bilancio per il 2020. Per l’Amministratore Delegato di Poste Italiane Matteo Del Fante la presenza nel GEI per il secondo anno consecutivo dimostra come «la tutela delle diversità e l’inclusione rappresentino un pilastro chiave della nostra cultura aziendale”. Il GEI monitora i risultati delle aziende impegnate ad affermare il principio della parità di genere, attraverso lo sviluppo di politiche mirate e la trasparenza delle performance raggiunte. I cinque parametri sui quali Poste Italiane è stata misurata sono la leadership femminile e la valorizzazione dei talenti, la parità salariale, la politica inclusiva e quella per la prevenzione e il contrasto delle molestie sessuali, e la riconoscibilità come brand che promuove la parità di genere. Con grande soddisfazione Del Fante ha spiegato che «l’impegno che l’Azienda ha assunto per la promozione della parità di genere è coerente anche con gli obiettivi generali del Paese per una ripresa economica sostenibile e con quanto programmato all’interno del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza, che vede nella lotta alla disuguaglianza di genere un presupposto fondamentale”.

L’esempio di Teramo
In questa realtà, forse una citazione particolare spetta a Teramo, dove l’attenzione per la parità di genere è testimoniata da numeri importanti: 441 dipendenti donne (45 con incarichi dirigenziali) su 671, il 66 per cento delle risorse distribuite fra 93 Uffici Postali e 4 centri di distribuzione. In tutta la provincia, 26 uffici sono interamente rosa e in quello di Teramo Centro ci sono 21 donne su 26. Il direttore, Raffaele, spiega che fra tutte queste signore si è sempre “trovato molto bene”. La stragrande maggioranza è sportellista, spiega, “e il punto forte del nostro ufficio sta proprio nel rapporto con il cliente, nella disponibilità che offriamo. E loro sono bravissime”. Ci sono 9 sportelli, dice Oriana, e, considerando i doppi turni, 18 operatori: 17 sono femmine. “L’unico maschio è molto gentile con noi, ci porta il caffè, molte volte viene qui con i dolcetti”. Il fatto, aggiunge Antonella, da 14 anni allo sportello filatelico, “è che siamo un gruppo molto unito, non ci sono mai contrasti né invidie. Scherziamo fra di noi, abbiamo creato un bel clima e prima del lockdown ci trovavamo spesso tutti insieme fuori di qui a prendere una pizza, o al ristorante”. L’ultima cena è di agosto, dice, quando la quarantena per il Covid sembrava essersi un po’ allentata: “Quel rito ci manca tantissimo”. Un’altra donna, Katia, che è andata in pensione da un anno, lo ripeteva sempre: “Siamo una famiglia, perché passiamo più tempo in quest’ufficio che a casa. Ma siamo una famiglia senza veleni, perché riusciamo ad andare d’accordo”. E Antonella di famiglia se ne intende, visto che ce l’ha bella numerosa, con il marito, tre figli, il cane, il gatto, la tartaruga e una madre che invecchia e che è da accudire. Oriana, anche lei sportellista, afferma che questa atmosfera colpisce pure i colleghi che vengono qui per le sostituzioni, “e capita più di una volta che quando vanno via ci chiedono di essere richiamati. Direi che è lo spirito di gruppo la nostra forza, ci aiutiamo fra di noi, ci rispettiamo tutti”. L’8 marzo di ogni anno, Raffaele arriva qui con le mimose per le sue donne. “Ma quest’anno”, dice, “il direttore di filiale, Massimiliano, ha deciso di regalare un fiore a tutte le sportelliste e abbiamo fatto la foto insieme. L’attenzione sulle donne c’è stata sempre da noi. Diciamo che con il cambio della nuova azienda è ancora aumentata. Non so se in altre aziende c’è il nostro senso di appartenenza, lo stesso spirito di gruppo. È grazie a questo che riusciamo a migliorarci. E anche con la crisi e il lockdown i risultati sono aumentati, non abbiamo visto cali”.

L’importanza del sacrificio
Le Poste non sono solo uno specchio del Paese. Molte volte ne segnano la strada. E la parità di genere è una cosa che può far bene a tutti. Se uno chiede a Tiziana com’è il potere delle donne, lei dice che “non c’è questa grande differenza. Di diverso c’è il percorso che uno fa. Le capacità attengono alla persona. Il percorso invece non lo facciamo tutti alla stessa maniera. Le donne consumano le unghie. Ci mettono sacrificio, che fa anche parte della loro natura, un’eredità che non è estranea alla nostra società. Io ho due aziende: le Poste, che sento mia, e, quando torno a casa, l’altra azienda. E non cambia niente, aiuto le persone, come i figli, a compiere il percorso che devono affrontare, cerco di insegnargli come fare, come raggiungere gli obiettivi. Le donne ritrovano le stesse logiche, il modo di risolvere i problemi che è uguale. Il lavoro poi ti arricchisce, ti offre altri strumenti. A volte ho visto donne con gli occhi bassi, perché si portavano dietro problemi familiari, crisi, sconfitte, e pensavano di non valere. Io le ho aiutate perché sapevo che sul lavoro potevano riscattarsi. E ho avuto ragione. Attraverso il lavoro hanno recuperato se stesse, scoperto di essere persone capaci. Non sono più indietreggiate. È difficile riscattarsi in famiglia. Ma il lavoro è un’arena che ti dà questa possibilità. E se ti danno fiducia, se hai l’occasione, una donna ce la fa. Non credo che sia diverso il potere, uomo o donna. So che l’altra metà del cielo è un patrimonio. Che serve a tutti”.