Riccardo Cucchi, Nazionale e Poste: “Quando vince il gioco di squadra”

Riccardo Cucchi è uno dei radiocronisti Rai che ha accompagnato la storia della Nazionale italiana di calcio. Ha raccontato per vent’anni, e dunque a diverse generazioni di tifosi, le emozioni azzurre più intense: un idillio iniziato nel 1994, radiocronaca di Italia-Francia dallo Stadio San Paolo di Napoli. Riccardo Cucchi, voce storica di Tutto il Calcio Minuto per Minuto, ama ricordare quel momento con un aneddoto: “Allora – dice non senza tradire un pizzico di emozione – ero un giovane radiocronista alle prime armi. Vi lascio immaginare quanto fossi agitato prima di raccontare la mia prima gara degli Azzurri. Mi si avvicinò, nel ritiro della Nazionale, l’allora Ct Arrigo Sacchi che, per tranquillizzarmi, mi disse: ‘Siamo felici di ‘farci raccontare’ da un giovane: vedrai che tutto andrà per il verso giusto’. Un aiuto morale che, a pensarci oggi, nessuno regalerebbe più. I tempi sono cambiati: quello, era un calcio ancora romantico”.

Tante le emozioni, come quella dell’ultima radiocronaca con gli Azzurri.

“Non la dimentico. Era il 2014: dopo vent’anni trascorsi a raccontare le gesta dell’Italia, la mia ultima radiocronaca fu in una gara contro il Lussemburgo, prima del Mondiale in Brasile. Scelsi io di ‘appendere il microfono al chiodo’. Credo che quello fosse il momento giusto per farlo. Ma l’emozione, inevitabilmente, mi colse. Perché la Nazionale è la squadra di tutti noi, quella che suscita le sensazioni più forti. La mia radiocronaca della finale Italia-Francia del 2006, che ci laureò Campioni del Mondo, fu un altro capitolo esaltante della mia carriera”.

Come si affronta una radiocronaca della Nazionale?

“È un lavoro completamente diverso. Forse l’unica volta in cui è consentito al radiocronista partecipare emotivamente in modo marcato. Mai, comunque, a discapito dell’obiettività. L’emozione di raccontare l’Italia alla radio è rimasta per me sempre la stessa”.

Quale ruolo potrà avere la Nazionale di Mancini, agli Europei?

“Tra tutte quelle che ho raccontato in vent’anni, questa è forse quella meno dotata di campioni, di fuoriclasse. Il nostro campione, vedrete, sarà però proprio lui, Roberto Mancini. Un vero selezionatore, che sceglie i calciatori senza lasciarsi fuorviare dal blasone delle squadre di appartenenza e che fa giocare tutti nel loro ruolo. Il commissario tecnico è una garanzia per tutti”.

Poste Italiane e la Nazionale di calcio azzurra: possiamo trovare un parallelismo?

“Certamente. Il gioco di squadra si rivela, in entrambi i casi, vincente. Il mio rapporto con Poste è molto affettuoso. Nei dipendenti di questa grande azienda italiana, vedo quotidianamente tanto sacrificio. Nel periodo della pandemia, non si sono fermati mai”.

Inoltre Poste Italiane, così come la Nazionale di Roberto Mancini, è sempre proiettata verso il futuro.

“Verissimo. Apprezzo molto lo sforzo di Poste per rinnovarsi. La versione tecnologica di questa azienda è davvero la sua forza. Dobbiamo dire grazie a Poste, perché è in grado davvero, ogni giorno, di semplificare la nostra vita quotidiana”.