Papa Francesco tiene dritta la barra della Chiesa che lui ha orientato, come non mai prima, al servizio dei poveri e di chi non ha voce nella società dei consumi. Nell’Angelus di domenica scorsa ha riassunto due punti complementari: l’aspetto religioso del Natale che viene e alcune emergenze sociali che lo preoccupano. Per il Natale il Papa in qualche modo ha esemplificato la società più giusta e umana, non più egoista per la quale due giorni or sono aveva impegnato i giuristi cattolici a operare con più efficacia per la giustizia e la riduzione dello scarto tra ricchi e poveri. C’è una continuità tra gli impegni richiesti ai giuristi cattolici e gli impegni chiesti a tutta la Chiesa specialmente in vista del Natale.
In nome della dignità umana
“Violenze, negligenze, omissioni – si legge nel discorso ai giuristi cattolici – non fanno altro che aumentare la cultura dello scarto. E chi non ha tutele verrà sempre messo ai margini. A voi, come giuristi cattolici, è chiesto di contribuire a ‘invertire la rotta’. Mai come in questi giorni, in questi tempi, i giuristi cattolici sono chiamati ad affermare e tutelare i diritti dei più deboli, all’interno di un sistema economico e sociale che finge di includere le diversità ma che di fatto esclude sistematicamente chi non ha voce. I diritti dei lavoratori, dei migranti, dei malati, dei bambini non nati, delle persone in fin di vita e dei più poveri sono sempre più spesso trascurati e negati in questa cultura dello scarto. Chi non ha capacità di spendere e di consumare sembra non valere nulla. Ma negare i diritti fondamentali, negare il diritto a una vita dignitosa, a cure fisiche, psicologiche e spirituali, a un salario giusto significa negare la dignità umana. Lo stiamo vedendo: quanti braccianti sono – scusatemi la parola – ‘usati’ per la raccolta dei frutti o delle verdure, e poi pagati miserabilmente e cacciati via, senza alcuna protezione sociale. Riconoscere in linea di principio e garantire in concreto i diritti, tutelando i più deboli, è ciò che ci rende essere umani. Altrimenti ci lasciamo dominare dalla legge del più forte e diamo campo libero alla sopraffazione”.
Contro le armi
Il papa che ha detto queste cose è lo stesso che si è detto “addolorato” per la crescita della produzione e del commercio delle armi, preoccupato della pace in bilico in Ucraina e della condizione molto triste di tanti Paesi dell’America Latina. “Desidero assicurare la mia preghiera per la cara Ucraina, per tutte le sue Chiese e comunità religiose e per tutto il suo popolo, perché le tensioni intorno ad essa siano risolte attraverso un serio dialogo internazionale e non con le armi. A me addolora tanto la statistica che ho letto, l’ultima. In quest’anno sono state fatte più armi dell’anno scorso. Le armi non sono la strada. Che questo Natale del Signore porti all’Ucraina la pace!”.
La mano amorevole della Chiesa
Ha poi descritto la Caritas Internazionalis che compie 70 anni dalla fondazione come “la mano amorevole della Chiesa per i poveri e i più vulnerabili, nei quali è presente Cristo. Vi invito a portare avanti il vostro servizio con umiltà e con creatività, per raggiungere i più emarginati e favorire lo sviluppo integrale come antidoto alla cultura dello scarto e dell’indifferenza”. Ha quindi incoraggiato la campagna globale della Caritas Insieme Noi (Together We), “fondata sulla forza delle comunità nel promuovere la cura del creato e dei poveri”. “Le ferite inferte alla nostra casa comune – aggiunge il Papa – hanno effetti drammatici sugli ultimi, ma le comunità possono contribuire alla necessaria conversione ecologica”. Infine, la raccomandazione a snellire l’organizzazione perché i soldi vadano sempre ai poveri e non all’organizzazione. E che in vista del Natale ha chiesto di superare le chiacchiere e chiedersi concretamente come mettere la propria vita a servizio degli altri. La domanda che ciascuno deve porsi in vista del Natale, secondo Francesco, è non tanto funzionale al generico che fare ma che fare della propria vita. Infatti – sostiene il papa la vita non è affidata al caso e ciascuno di noi ha una missione da realizzare. Occorre scegliere come contribuire al bene, cosa fare per Dio e per gli altri. La fede non è una teoria astratta ma tocca concretamente la vita di ciascuno. Anche per il prossimo Natale occorre chiedersi cosa fare. “
Un impegno concreto
“Prendiamo un impegno concreto, anche piccolo, – chiarisce Francesco – che si adatti alla nostra situazione di vita, e portiamolo avanti per prepararci a questo Natale. Ad esempio: posso telefonare a quella persona sola, visitare quell’anziano o quel malato, fare qualcosa per servire un povero, un bisognoso. Ancora: forse ho un perdono da chiedere, un perdono da dare, una situazione da chiarire, un debito da saldare. Magari ho trascurato la preghiera e dopo tanto tempo è ora di accostarmi al perdono del Signore. Fratelli e sorelle, troviamo una cosa concreta e facciamola!”.