L’economista Gloria Bartoli: “Poste farà da traino allo sviluppo del digitale”

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è una sfida da vincere e affinché l’innovazione tecnologica racchiusa nel PNRR si traduca in produttività e crescita, servono istituzioni efficienti. L’Italia rischia davvero di perdere questa opportunità? “Sì, se non sviluppiamo le competenze digitali adeguate – avverte L’economista Gloria Bartoli, Segretario generale dell’Osservatorio Produttività e Benessere della Fondazione economia Tor Vergata – e le grandi aziende come Poste possono avere un ruolo importante in questo senso”. Gloria Bartoli è economista e docente all’Università LUISS e al Festival dell’Economia di Trento è intervenuta in un confronto sull’applicazione del PNRR. La concessione dei 192 miliardi di euro a disposizione dell’Italia nell’ambito del Next Generation EU, su un totale di 750 miliardi, è subordinato all’approvazione di riforme strutturali – con una tempistica stringente – e al raggiungimento dei risultati. Per quanto riguarda il nostro Paese, 51 sono le riforme previste: giustizia e Pubblica amministrazione le principali. «Affinché l’innovazione tecnologica si traduca in produttività e crescita, servono istituzioni efficienti e la Pubblica amministrazione in Italia è rallentata, tra le altre cose, da una giustizia penale particolarmente intrusiva” spiega Bartoli.

Quali sono i grandi ostacoli alla crescita in Italia?

“Uno dei grandi ostacoli alla produttività è la struttura sbilanciata verso le piccole e piccolissime imprese. Perché questa struttura non può permettersi manager o consulenti adeguati per quanto riguarda il digitale, non può permettersi di scegliere le professionalità più adatte al digitale, non può permettersi ricerca e sviluppo. Ma è proprio l’adozione del digitale che crea un aumento della produttività: le grandi aziende italiane come Poste hanno le disponibilità finanziarie per tutto questo e quindi mi aspetto un ruolo sempre più importante in questo senso”. 

Come vincere, quindi, la sfida del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza?

“I due pilastri del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sono transizione verde e transizione digitale: entrambe non si possono fare se non abbiamo le capacità di innovazione tecnologica. Che sia nella giustizia, nelle ferrovie o nelle poste, dobbiamo avere questa capacità. Per questo il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – una svolta in Europa e in Italia – si gioca su questa capacità di adozione. Un PNRR che funziona con obiettivi pone fine all’alibi per l’inefficienza della Pubblica amministrazione. Siamo bravissimi a presentare la lista dei costi, ma i risultati? Ci aspettiamo che tutti si abituino ai risultati”.

Che ruolo svolge l’alleanza pubblico-privato?

“È evidente che la quantità di investimenti previsti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza non può essere portata a termine solo dallo Stato: è parte della natura del Piano questa alleanza tra pubblico e privato e non vedo nessun contrasto in questo. Al momento gran parte del lavoro del Governo è semplificare le parti amministrative in modo da avanzare con gli investimenti e le riforme in modo efficiente”. (Silvia Paradisi)