Nell’ufficio postale multietnico di Torino: “Con noi i clienti stranieri si sentono a casa”

L’ufficio postale è un riferimento per tutti. Questo vale anche per tutti quei cittadini che risiedono in Italia ma hanno origini straniere, che possono trovare in alcuni di questi uffici personale multietnico e plurilingue a loro disposizione. È il caso dell’ufficio postale Torino 43, al quale si rivolgono i clienti stranieri che abitano nella zona Barriera di Milano del capoluogo piemontese.

Gli operatori plurilingue a Torino

Jad Mohamad è uno degli operatori di sportello: “Sono palestinese, ho 25 anni, ho fatto le scuole in Libano, dove sono nato – sottolinea – Poi ho fatto un corso di un anno di lingua italiana e sono venuto a Torino per studiare architettura: parlo arabo, inglese ed italiano”.  Con lui lavora Serena Tagliarino: “Ho 26 anni, ho studiato lingue e letterature straniere. Cercavo un lavoro che mi desse la possibilità di sfruttare l’inglese e l’ho trovato in Poste Italiane. Quando ho visto l’annuncio non ci ho pensato due volte a mandare la candidatura”.

Il rapporto con i clienti

“Quelli che vengono da me – dice Jad – si spiegano un po’ in arabo, un po’ in italiano, ma si fanno capire ed io do loro tutte le risposte possibili in lingua araba”. “Tanti ci chiedono aiuto per l’apertura di conti, carte prepagate o permessi di soggiorno”, aggiunge Serena. “Quando arrivano allo sportello da me si sentono sollevati dal fatto che io parli inglese”.

Un esempio per i clienti

La presenza di Jad, che è arrivato in Italia e si è integrato anche lavorativamente, è un messaggio importante per i clienti stranieri: “Tanti, soprattutto egiziani ma non solo, arrivano qui dopo traversate in mare – spiega – fanno i documenti per l’asilo politico e mi chiedono l’apertura di un conto perché iniziano a lavorare. Poi vedono me che sono arabo come loro e sono entrato in questo mondo, nella famiglia di Poste, e questo fa avere loro speranza di potercela fare anche se sono lontani dal loro Paese”. Come spiegano gli operatori, alla base di tutto c’è la costruzione di un rapporto di fiducia: “Bisogna saper comunicare, mandare i giusti messaggi – spiega Serena – Mi piace lavorare in Poste Italiane perché si è costruito un bel rapporto, c’è attenzione verso il cliente e ogni giorno c’è qualcosa di nuovo da imparare”.

Gli obiettivi da raggiungere

E gli obiettivi degli sportellisti? “Salire in alto, non ho limiti, sono pronto a qualunque sfida”, dice Jad. “Voglio imparare il più possibile da questo lavoro – chiosa Serena – poi chissà, magari ci sposteremo in consulenza”.

Qui sopra, il servizio del TG Poste.