Roma, 11 mar – Nuove critiche dalla Banca d’Italia alle modalità con cui è stata realizzata e non completata l’Unione bancaria in Europa. “A dispetto del suo nome, solo negli enunciati punta a integrare il mercato bancario in Europa, in realtà serve di fatto a difendere le banche di alcuni paesi dai problemi delle banche di altri”, ha affermato il direttore generale, Salvatore Rossi, durante una lezione sull’Unione monetaria presso l’università Roma Tre.

“In questo senso non è un avanzamento sulla strada della sovranazionalità, è un arretramento”, ha aggiunto.

Poco più di un mese fa, nel suo intervento al Forex, il governatore di Bankitalia Ignazio Visco aveva chiesto che l’Europa tornasse a riflettere sulla procedura di “bail-in” e sul controverso sistema di risoluzione delle crisi delle banche, che specialmente nel caso di istituti medi e piccoli “oltre a distruggere valore” può innescare “effetti di contagio”, aveva detto.

Rossi nel suo intervento ha ricordato che i tre pilastri su cui doveva poggiare l’Unione bancaria sono ordinati temporalmente: prima unificando la vigilanza sulle banche, poi si affrontando il tema centrale delle crisi bancarie e della loro soluzione. E infine completando il disegno con uno schema anch’esso unificato di garanzia dei depositi in caso di liquidazione (ma che sia uno schema strettamente privato, cioè finanziato mutuamente dalle stesse banche).

“Come è noto, il primo e il secondo pilastro sono stati ultimati, il terzo è stato rinviato a data indefinita. Ma ovviamente sono il primo e il secondo a contare – ha detto -.
Nell’Unione bancaria com’è stata concepita e attuata finora non sono coinvolti denari pubblici né nazionali né comunitari, se non in via eccezionale e con autorizzazioni caso per caso. Vi è stata un’importante cessione di sovranità nazionale a favore del Meccanismo unico di vigilanza costituito in seno alla Banca centrale europea, un organismo tecnico nominalmente sovranazionale”.