Roma, 20 mar – Nuovi elogi dalla Vigilanza della Bce sullo smaltimento dei crediti deteriorati delle banche in Italia. “Ormai questo processo va avanti da sé e non c’è più bisogno che la vigilanza sproni le banche a proseguire”, ha affermato Ignazio Angeloni, componente del Consiglio di Vigilanza dell’istituzione in una intervista a Bloomberg.

Il progetto messo in piedi nella Penisola per ridurre i Non performing loans (Npl) “ha avuto molto successo. I numeri parlano da soli. La nostra idea – spiega il banchiere centrale – era di mettere le banche nella migliore posizione possibile prima che si verificasse una svolta in negativo dell’economia. Ora sfortunatamente si sta materialzzando un rallentamento, ma nel frattempo sono stati compiuti molti progressi”.

Angeloni sottolinea il fatto che “adesso sugli Npl ci sta un mercato. Le banche hanno capito le linee guida, le hanno seguite e ora si stanno muovendo autonomamente”. E interpellato sul se i piani di taglio di questi crediti deteriorati siano sufficientemente ambiziosi “la questione chiave – ha risposto – è che sono ambiziosi ma al tempo stesso sono realistici”.

A pochi giorni dal termine del suo mandato, Angeloni ha nuovamente rivendicato i meriti della Vigilanza europea a cui ha direttamente partecipato fin dalla nascita. “Abbiamo contribuito a creare una istituzione europea in un settore dove c’era ma serviva. Il comparto bancario sta diventando sempre più europeo. Era chiaro allora e lo è ancor di più oggi che le istituzioni nazionali non sono più sufficienti a garantire che le banche siano sane e solide. L’Unione bancaria non è completa e c’è molto da migliorare, ma possiamo essere soddisfatti di quel che è stato fatto”.

Tra i problemi che permangono c’è quello della mancanza di uno schema unico europeo di garanzia sui depositi, questione che “spinge i Paesi a trincerare i propri mercati”. Peraltro secondo Angeloni uno dei fattori frenanti sulle fusioni transfrontaliere in Europa sta proprio nel fatto che non si possono sfruttarne appieno i benefici anche in termini di liquidità e patrimonializzazione. “Questi impedimenti vanno rimossi affinché le grandi banche diventino più europee”, ha detto, smentendo invece che sia la Bce a ostacolare le fusioni.

Quanto all’ipotesi di fusione del momento, non transeuropea ma tutta tedesca, ovvero tra Deutsche Bank e Commerzbank, ove si materializzasse “come tutte le altre sarebbe sottoposta a un esame rigoroso. La Bce non darebbe giudizi avventati ma utilizzerebbe tutti i suoi strumenti di analisi prudenziali – ha concluso Angeloni – per assicurare che qualunque cosa ne derivi sia sana e solida”.