Roma, 3 giu- Si è attenuata ma è proseguita a maggio la contrazione nel settore manifatturiero dell’Italia, secondo le indagini presso i responsabili degli approvvigionamenti delle aziende. Il Purchasing managers index (Pmi) si è attestato a 49,7 punti, a fronte di 49,1 di aprile, secondo la società di ricerche Ihs Markit, e con i 50 punti che sono la soglia limite tra crescita e calo dell’attività si è trattato dell’ottavo mese consecutivo di peggioramento del settore.

Si conferma invece il netto aggravamento del quadro per l’insieme dell’area euro, su cui il relativo indice Pmi è calato a 47,7 punti, da 47,9 punti di aprile mentre secondo Markit continuano a diminuire nuovi ordini e produzione.

Tornando all’Italia, le nuove assunzioni hanno indicato un aumento minore rispetto ad aprile ma allo stesso tempo l’ottimismo delle aziende è incrementato al livello più alto in otto mesi, per via delle aspettative di un maggiore numero di clienti durante l’anno prossimo.

Secondo Amritpal Virdee, economista che cura l’indagine sulla penisola per Markit “i fattori più incoraggianti sono le tendenze al rialzo della produzione e dei nuovi ordini”. Mentre i dati hanno segnalato un rallentamento delle pressioni inflazionistiche.

Il quadro di Eurolandia tuttavia, con cui la Penisola è strettamente correlata, non è esaltante. “Il quarto mese consecutivo di crollo della produzione e l’ulteriore declino dei nuovi ordini ha sottolineato come il settore rimane nel suo momento più difficile dal 2013 – rileva Chris Williamson, capo economista di Markit -. Le imprese sono più caute, tagliando quindi i costi e le assunzioni. Gli acquisti, le giacenze e i livelli occupazionali sono in contrazione”.

“Detto ciò, nonostante l’indice Pmi principale di maggio sia diminuito, sono stati riportati tassi di declino per la produzione e nuovi ordini più lenti. Il rapporto anticipatore delle tendenze ordini-giacenze ha aumentato valore per il secondo mese consecutivo sino a raggiungere il valore più alto in sei mesi. Tale miglioramento è di buon auspicio che la contrazione di giugno sarà moderata”, aggiunge Williamson. Guerre commerciali, crollo della domanda del settore automobilistico, Brexit e incertezze geopolitiche globali restano i rischi più citati dalle aziende e che potrebbero influenzare le aspettative future.