Roma, 8 lug. – Dopo sette anni di ritirata precipitosa del credito, il sistema bancario non è ancora riuscito a trovare un nuovo equilibrio in grado di consentire il rilancio delle imprese italiane. Secondo i dati pubblicati dalla Banca d’Italia ad aprile 2019, la contrazione prosegue ed il credito scende a 668 miliardi erogati, nonostante alla fine del 2017 – dopo una contrazione del 21%, dai 914 miliardi di novembre 2011 a 726 miliardi – il sistema bancario abbia prospettato una ripartenza graduale creando aspettative positive.
Se da un lato occorre tenere in considerazione che parte di questa riduzione deriva dalla cessione e cancellazione di prestiti in sofferenza (circa 50 miliardi da gennaio 2018), è altrettanto vero che al credito ‘cattivo’ non si è sostituito credito nuovo. Sebbene le ragioni siano molteplici, emerge fin da subito come il sistema bancario non consideri prioritaria la crescita del credito alle imprese e tema una stagione di nuove sofferenze a causa dell’attuale stagnazione economica (come in effetti mostrato dai dati di alcune banche in difficoltà che hanno dovuto rettificare ulteriormente i conti del 2018).
A una lettura più approfondita del fenomeno, realizzata a partire dai rapporti pubblicati periodicamente dalla Banca d’Italia per le economie regionali, si delinea un quadro più articolato, in cui si possono notare due fenomeni principali:
Nell’ultimo anno la contrazione del credito in Italia è stata a macchia di leopardo, con tassi di ricrescita in Friuli, al Sud e nelle Isole, ma in calo negli assi Piemonte-Lombardia-Veneto al Nord e Toscana-Marche-Umbria al Centro.
Come rilevato anche da Workinvoice in altre occasioni, la minore disponibilità a concedere credito colpisce decisamente le micro-imprese (società di persone fino a 20 addetti), con tassi di decrescita anche superiori al 3% in 7 regioni e leggeri miglioramenti solo nelle due Isole.
Non solo: le riduzioni dei prestiti alle imprese hanno colpito le regioni con maggiore quota relativa, penalizzando il Nord (che vale il 65% del totale) con eccezioni in Friuli e Trentino; mentre per quanto riguarda le piccole imprese è stata penalizzata in modo pesante tutta l’area centrale (23% del totale). I dati mostrano invece una leggera ripresa al Sud, che opera ancora su volumi limitati e sta ricostituendo in parte un magazzino di prestiti falcidiato pesantemente dal 2011 al 2017.
La panoramica regionale conferma due trend già noti a Workinvoice: ovvero, la difficoltà nell’accesso a nuovo credito e lo spostamento continuo operato dalle banche verso imprese di maggiori dimensioni, che in buona parte sostituiscono il credito alle piccole imprese nelle regioni più produttive e più indebitate con il sistema bancario.
Una risposta a questi due fenomeni è sempre di più la finanza alternativa e digitale – il cosiddetto Fintech – perché gradualmente compensa la carenza di credito fornito dal canale bancario in tutti i casi dove il rischio è giudicato percorribile. In questo senso, ancora più incisivo può rivelarsi l’apporto delle soluzioni di invoice trading come quelle fornite da Workinvoice, perché consentono una valutazione del contesto e del rischio che bilancia alcune tipiche fragilità finanziarie delle PMI con la qualità del loro portafoglio clienti e l’appartenenza a filiere di produzione certificate dal capo filiera. Non a caso lo “sconto fatture” digitale italiano, sebbene abbia ancora un mercato potenziale enorme, dimostra una crescita costante: basti pensare che ha registrato ad aprile 2019 un erogato annuale di circa 840 milioni, con un incremento del 26% rispetto al trimestre precedente e del 126% rispetto al primo trimestre del 2018.