Roma, 26 set – Gli oceani e la criosfera, cioè la parte del pianeta ricoperta dai ghiacci, stanno vivendo un’epoca di rapidissimi cambiamenti ed è necessario agire tempestivamente per contenerli, anche perché queste componenti della Terra sono fondamentali per la vita stessa. Viene dall’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), dal suo ultimo rapporto speciale, uno dei principali supporti scientifici all’appello di Greta Thunberg, l’attivista sedicenne che ha chiesto ai leader mondiali di uscire dall’inazione.

Un totale di 670 milioni di persone che vivono nelle regioni di alta montagna e di 680 milioni che vivono nelle zone costiere basse del pianeta, sono direttamente dipendenti dal sistema dei ghiacci e delle acque oceaniche e marine. Ci sono inoltre 65 milioni di persone che vivono in piccole isole che rischiano di essere sommerse e quattro milioni che vivono nell’Artico che si sta sciogliendo. Tutte queste popolazioni sono a rischio diretto.

Il riscaldamento globale ha già raggiunto un grado centigrado più della temperatura media pre-rivoluzione industriale. A produrre questo scostamento, soprattutto, le emissioni di gas serra passate e presenti. E, su questo, a dispetto dei negazionisti, ci sono – secondo gli scienziati dell’IPCC -, prove schiaccianti che le conseguenze per gli ecosistemi (e per le persone che vivono in essi) siano profonde. L’oceano, per esempio, è più caldo, più acido, meno produttivo. I ghiacci che si sciolgono, inoltre, causano un aumento dei livelli dell’acqua e i disastri sulle aree costiere stanno diventando via via più gravi.

Il “Rapporto speciale IPCC su oceano e criosfera nel cambiamento climatico”, approvato ieri dai 195 governi che fanno parte dell’IPCC, fornisce nuove prove che sottolineano come sia giusto limitare il riscaldamento globale al livello minimo possibile, rispettando gli impegni che gli stessi governi hanno assunto con gli accordi di Parigi nel 2015. Obiettivi da raggiungere se si vuole salvare la vita sulla Terra. “Il mare aperto, l’Artico, l’Antartide e le alte montagne possono sembrare lontane dalla gran parte delle persone. Ma noi dipendiamo da loro e siamo influenzati da loro direttamente e indirettamente in molti modi: dal tempo atmosferico al clima, dal cibo all’acqua, per l’energia, il commercio, il trasporto, il divertimento e il turismo, per la salute e il benessere, per la cultura e l’identità”, ha affermato Lee Hoesung, presidente dell’IPCC. “Se riduciamo seccamente le emissioni, le conseguenze per le persone e per la loro qualità della vita saranno sfidanti, ma potenzialmente più gestibili per quelli che sono più vulnerabili. Accresceremo la nostro abilità di costruire resilienza e ci saranno più benefici per uno sviluppo sostenibile”.

Più di 100 autori di 36 paesi hanno valutato l’ultima letteratura scientifica in relazione all’oceano e alla criosfera, mettendo in bibliografia qualcosa come 7 mila pubblicazioni scientifiche. Si tratta di un lavoro enorme, che sarà la fonte principale dei lavori che verranno messi in campo dai leader mondiali a dicembre alla COP25, la conferenza ONU sul clima che si terrà a dicembre in Cile.

Le popolazioni che vivono in montagna stanno vivendo sempre più gli effetti deleteri del riscaldamento globale. Il ritiro dei ghiacciai, la diminuzione delle precipitazioni nevose continueranno, se non si prenderanno provvedimenti. Gli effetti saranno valanghe, frane, alluvioni.

I ghiacciai più piccoli in Europa o in Africa orientale e sulle Ande e in Indonesia sono destinati a perdere oltre l’80 per cento del loro ghiaccio entro il 2100. Ci saranno effetti deleteri per il turismo, per la cultura, oltre che per le persone. Ma anche gravi conseguenze per la disponibilità dell’acqua e per la sua qualità, con effetti facilmente intuibili per l’agricoltura, per la generazione elettrica.

Lo scioglimento dei ghiacci nelle regioni polari e sulle montagne stanno contribuendo all’aumento del livello delle acque, assieme al riscaldamento degli oceani. Il livello dei mari è salito globalmente di circa 15 cm nel XX secolo e sta attualmente salendo a velocità doppia: 3,6 mm all’anno. Questo potrebbe voler dire che nel 2100 il livello medio del mare sarà più alto di 30-60 cm, anche se le emissioni di gas serra saranno ridotte e il livello del riscaldamento globale sarà limitato al di sotto dei 2 gradi centigradi. Se, invece, le emissioni di gas serra continueranno, l’aumento del livello dei mari sarà di 60-110 cm.

“Nei decenni recenti, il tasso di crescita del livello del mare ha accelerato, a causa del crescente afflusso di acqua dagli strati di ghiaccio in Groenlandia e Antartide, in aggiunta al contributo dell’acqua sciolta dai ghiacciai e dall’espansione della massa d’acqua dovuta al suo riscaldamento”, ha commentato Valérie Masson-Delmotte, co-presidente del gruppo di lavoro I dell’IPCC. “Questa nuova valutazione – ha aggiunto – ha anche fatto rivedere al rialzo il previsto contributo dello strato di ghiaccio antartico all’aumento del livello del mare entro il 2100 in caso di alte emissioni di gas serra”.

L’aumento del livello del mare accrescerà la frequenza di eventi disastrosi, per esempio tempeste estreme. Alcune nazioni insulari, probabilmente, diventeranno inabitabili. Per quanto riguarda, invece, la fauna marina, la catena alimentare è già stata sconvolta e così gli ecosistemi marini, ovviamente con la vita delle persone che da essi dipendono. Oltre al riscaldamento, va presa in considerazione anche l’acidificazione del mare: l’oceano assorbe tra il 20 e il 30 per cento dell’anidride carbonica emessa dall’uomo dagli anni ’80. Questo vuol dire una modificazione della composizione delle acque, con meno ossigeno, e quindi un cambiamento a livello di forniture di materie nutritive. Le conseguenze sono ovvie per la vita marina.

Il “Rapporto speciale sull’oceano e la criosfera” è il terzo di una serie di rapporti prodotti dal Sesto ciclo di valutazione dell’IPCC, un gruppo costituito dal 1988 dal Programma ambientale dell’Onu e dall’Organizzazione meteorologica mondiale (WMO) per fornire una valutazione sul cambiamento climatico e sulle sue conseguenze per l’uomo.