Roma, 6 nov – La Germania apre a un meccanismo unico europeo di assicurazione sui depositi bancari. Con un articolo sul Financial Times, il ministro delle Finanze tedesco Olaf Scholz spiega che, anche a causa della Brexit, e del venir meno dall’Ue del centro finanziario britannico, si impone il completamento dell’Unione bancaria.

E che questo, oltre a perfezionamenti e armonizzazione dei sistemi di risoluzione delle crisi bancarie, progressi sulla riduzione dei crediti deteriorati, deve passare anche dall’assicurazione comune sui depositi. Sarebbe un passo “non irrilevante per la Germania”, spiega. Ma “dopo anni di discussioni, lo stallo” sul completamento dell’Unione bancaria “deve finire”.

“La necessità di approfondire e completare l’Unione bancaria è innegabile”, afferma il ministro tedesco. In un contesto di crescente competizione globale, con i mercati finanziari della Gran Bretagna coinvolti in un processo di uscita dall’Unione europea (la Brexit) “dobbiamo fare veri progressi. Chiedo quindi all’Unione di agire adesso per salvaguardare la sovranità europea”.

Perché secondo Scholz “né essere dipendenti dai servizi finanziari statunitensi, né esserlo da quelli della Cina può rappresentare una opzione”. “Quindi se l’Europa non vuole vedersi sballottare di qua e di là nel campo internazionale, deve andare avanti con i progetti chiave dell’Unione bancaria, così come sul progetto complementare dell’Unione dei mercati dei capitali”.

Il problema sono le precondizioni di fatto che, sempre il ministro tedesco, ritiene necessarie per andare avanti anche sullo schema dei depositi. Secondo Scholz, infatti, il completamento dell’Unione bancaria richiede come “primo punto” uno “schema comune di risoluzione e insolvenza” delle banche, simile a quello utilizzato negli Usa. “Significa fare sì che gli strumenti che si sono rivelati efficaci sulle grandi banche dovrebbero poter essere utilizzati anche sulle piccole”, dice.

E che nella sua attuazione pratica il nuovo meccanismo Ue si risoluzione delle crisi bancarie (Brrd) si possa considerare “efficace” è questione quantomeno controversa. Ma ancora più problematico potrebbe risultare il secondo punto elencato da Scholz: ridurre ulteriormente i crediti deteriorati delle banche e “affrontare i rischi associati con i debiti pubblici. I titolo di Stato non sono un asset privo di rischio – sostiene il ministro delle Finanze tedesco – e non andrebbero trattati come tali”.

E questa idea è oggetto di acceso diverbio tra la Germania e altri Paesi europei e non solo, come l’Italia. Berlino ha ripetutamente effettuato tentativi di far passare regole stringenti sui titoli pubblici anche in sede di banca dei regolamenti internazionali, senza mai riuscirsi data la netta contrarietà di paesi come gli Usa. Non essendo riuscita a far passare la stretta a quel livello ha iniziato a riprovare su scala europea. Ma se l’Ue si muovesse da sola nell’ambito internazionale su regole simili rischierebbe di infliggere una misura che minerebbe la competitività delle sue banche.

Con queste due difficili premesse Scholz arriva al terzo punto: “uno schema di Unione bancaria rafforzato dovrebbe includere quale forma di meccanismo comune europea di assicurazione sui depositi”, ammette. Per la Germania “non sarebbe un piccolo passo – dice – ma migliorerebbe in maniera significativa la tenuta internazionale dei depositi finanziari europei”. Infine, dopo questa apertura condizionata il ministro tedesco mette subito le mani avanti precisando che “questo schema dovrebbe essere soggetto a determinate condizioni, una delle quali sarebbe che la responsabilità nazionale deve continuare ad essere un elemento centrale”.