Roberto Mancini e gli Europei: tutto ebbe inizio con l’Under 21 di Azeglio Vicini

Roberto Mancini ha un conto aperto con gli Europei. Una storia sfortunata che, c’è da scommetterlo, sarà da pungolo per raggiungere ad Euro 2020 il massimo dei traguardi. L’attuale CT della Nazionale – nonché testimonial di Poste Italiane – cerca nell’avventura che inizierà domani, 11 giugno, contro la Turchia, un riscatto rispetto alla sua storia azzurra. Che è cominciata proprio da un Europeo.

Futuri campioni

Da calciatore, Mancini ha sfiorato il successo nella massima competizione continentale a livello di squadre nazionali, arrendendosi solo in finale. È accaduto nel 1986, quando la Nazionale Under 21, allenata da Azeglio Vicini e ispirata in campo dalle giocate di un giovane Roberto Mancini, cedeva alla Spagna gli Europei, dopo i calci di rigore, al termine di due match finali davvero palpitanti. Roberto Mancini, Giuseppe Giannini, Roberto Donadoni, Walter Zenga e Gianluca Vialli: questi gli elementi di spicco di una generazione ricca di giocatori di talento, alla metà degli anni ’80.

Il cammino azzurro

Gli Azzurrini erano allora seguiti con grandi aspettative; superarono agevolmente la fase a gironi, con 15 gol segnati in 4 partite. Anche la fase finale di quell’Europeo Under 21 era iniziata sotto ottimi auspici, con il successo nei quarti di finale contro la Svezia, dopo il pari 1-1 di Göteborg e il successo 2-1 a Bergamo, match nel quale l’attuale CT Mancini era entrato in campo al 77’ al posto di Paolo Baldieri, autore di una delle due reti con le quali gli azzurrini si erano imposti (l’altro gol fu di Gianluca Vialli). La stessa situazione si era riproposta in semifinale, in occasione dell’eccezionale 2-0 rifilato all’Inghilterra all’Arena Garibaldi di Pisa. Una prestazione che convinse Vicini a regalargli una maglia da titolare per l’incontro di ritorno al Country Ground di Swindon: 1-1 il risultato conclusivo, con gol del solito Vialli che metteva la finale definitivamente in cassaforte. .

Il tempo delle rivincite

Il 15 ottobre 1986, in uno stadio Flaminio di Roma stracolmo, eccolo di nuovo titolare nel 2-1 in rimonta nella finale di andata contro la Spagna. Gli Azzurrini sembravano a un passo dal titolo. Ma non avevano fatto i conti con la ritrovata verve delle furie rosse, capaci di acciuffare i supplementari, dopo che nel match di ritorno al Nuevo Zorrilla di Valladolid il punteggio si era fermato sul 2-1 in favore dei padroni di casa. Poi, il nulla di fatto dei trenta minuti supplementari. Roberto Mancini, in campo per tutta la partita, overtime compreso, si dovette poi arrendere ai calci di rigore. Dal dischetto errori in serie per Giannini, Desideri e Baroni. La Spagna con Roberto, Sacristàn e Vazquez faceva festa, facendo provare al Mancio una delle delusioni più grandi della sua ancor giovane carriera. A distanza di 35 anni, ora è giunto il tempo delle rivincite.