I consumi delle famiglie sono in recupero, per Bankitalia la vera svolta sarà in primavera

“La ripresa dei consumi per le famiglie proseguirebbe a un ritmo elevato, ma il recupero dei livelli pre-pandemici si completerebbe con un ritardo di circa un anno rispetto a quello del prodotto”. È quanto si legge nel Bollettino economico della Banca d’Italia. “Nella prima parte del 2022 i consumi sarebbero frenati dal permanere di un atteggiamento di cautela nei comportamenti di spesa, dettato dall’evoluzione della pandemia, e dagli effetti del rincaro dei beni energetici, che comprime il potere d’acquisto delle famiglie – osserva Bankitalia – tornerebbero a crescere in maniera sostenuta dalla prossima primavera, grazie al miglioramento del quadro sanitario, al graduale rientro dei prezzi dell’energia e alla prosecuzione della ripresa dell’occupazione”. In media d’anno, secondo l’istituto centrale, la spesa delle famiglie aumentera’ del 4,4% nel 2022, per poi rallentare a circa il 2% nel successivo biennio. Il tasso di risparmio, salito al 15,6% nel 2020 (dall’8% nel 2019), scenderà progressivamente, riportandosi ai valori pre-crisi nel 2024.

Le stime dei commercianti

Anche secondo i dati della Confcommercio i consumi sono in recupero nel mese di dicembre. L’Icc (Indicatore Consumi Confcommercio), rispetto allo stesso mese del 2020, segnala una variazione del 9,1%, frutto di una crescita del 47,6% per i servizi e dell’1,3% per i beni. Nella media dell’intero 2021 l’indicatore ha mostrato una crescita dell’8,4%, dato che non ha permesso di recuperare quanto perso nel 2020. Nel confronto con il 2019 la domanda, nella metrica dell’Icc, è ancora inferiore del 7,7%. Per molti servizi la distanza percentuale è superiore alle due cifre, con tempi di recupero che appaiono dilatarsi.

L’incognita del tempo libero

Come già rilevato nei mesi precedenti le variazioni più ampie continuano a registrarsi per la domanda legata al turismo e alla fruizione del tempo libero. Per questi settori il deficit rispetto al 2019 si mantiene, comunque, superiore alle due cifre. Il deterioramento della situazione rischia di accentuare la crisi in molti di questi settori, procrastinando il ritorno sui valori pre-pandemici e rendendo più difficile la sopravvivenza sul mercato di molte imprese. Anche per l’abbigliamento e le calzature, settori particolarmente colpiti dal calo della domanda nel 2020, i recuperi registrati negli ultimi mesi non hanno permesso il ritorno sui livelli del 2019.

Il calo dell’automotive

Il settore dell’automotive si conferma in forte difficoltà, con un calo della domanda di autovetture da parte delle famiglie del 29,6% sullo stesso mese del 2020. Le criticità, presenti da tempo, non sembrano destinate a risolversi nell’immediato anche in considerazione dell’assenza di politiche mirate, credibili e stabili. Relativamente agli altri segmenti si confermano i segnali di rallentamento anche per quei comparti, quali elettrodomestici e tv e alimentare, che avevano retto meglio l’urto del calo della domanda nel 2020.