Scrivere lettere, si sa, richiede tempo: ne occorre per trovare la carta e per scrivere il contenuto. Ma anche per attendere che la lettera stessa, opportunamente provvista di francobollo, giunga al destinatario. Ma è un tempo che nasconde tutto il suo emozionante fascino. Queste e altre interessanti riflessioni sono contenute all’interno di un articolo pubblicato dal Corriere della Sera nella sua versione online. Nel pezzo a firma di Roberta Scorranese si legge di come scrivere a mano rappresenti ormai una prerogativa (e perché no, un vezzo) che appartiene a pochi.
Il francobollo nel 1862
Eppure, il fascino della lettera (così come delle cartoline) per numerose persone rimane inalterato, anche in un periodo, come quello attuale, caratterizzato dallo scambio di una mole quotidiana di email, messaggini, post, didascalie di Instagram e tweet. Tutto iniziò, come ricordato nell’articolo, dallo storico francobollo recante l’effigie di Vittorio Emanuele II, messo in circolazione nel 1862. Un ricordo significativo, soprattutto nell’anno in cui Poste Italiane compie 160 anni di vita, perché una parte importante della vita di ciascuno di noi, è cresciuta proprio con le lettere e con Poste Italiane.
Lettere nella storia
L’articolo passa poi in rassegna una serie di momenti significativi nella storia di Poste e, in generale, della lettera, tanto che l’autrice del pezzo si chiede che vita sarebbe stata la nostra, senza il tenente Mario De Bernardi, pilota dell’Aeronautica, che il 17 maggio del 1917 trasportò il primo documento di posta aerea. Proprio quel giorno, infatti, le Poste italiane misero in vendita l’espresso da 25 centesimi di colore rosa, con la sovrascrittura “Esperimento di posta aerea Torino-Roma Roma-Torino”. In quegli anni – si ricorda nell’articolo del Corriere della Sera – ci si scriveva molto. Nel 1959, un articolo pubblicato sul quotidiano di via Solferino, informava che “a Milano e in provincia si spendono circa settanta milioni al giorno in francobolli”.
Poste, lettere e amore
Ma il fascino della lettera non finisce di certo qui. Perché grazie al postino, si legge nel pezzo, si riesce anche a trovare moglie. Basti pensare che l’artigliere-poeta Guillaume Apollinaire mandò una cartolina a una ragazza conosciuta quattro mesi prima in treno. Fidanzamento e matrimonio vennero stabiliti per lettera. Il poeta Paul Celan e la moglie, la pittrice Gisèle Lestrange, si scambiarono ininterrottamente lettere per vent’anni. E Rosellina Archinto, nota editrice, ha pubblicato le più famose corrispondenze di scrittori e artisti.
Una passione infinita
Accanto alla lettera, il grande protagonista è sempre stato il francobollo. Al quale, come ricorda il Corriere della Sera, tutti gli italiani hanno affidato affari di famiglia, addii, riconciliazioni e dichiarazioni. Nel pezzo viene ricordata ed esaltata anche la bellezza estetica dei francobolli coniati da Poste Italiane, che, nel corso di questi 160 anni, hanno commemorato l’arte, la letteratura, la ricerca. L’appeal della lettera, come detto, continua anche in questi anni Duemila: c’è un fotografo famoso, Franco Fontana, oggi 88enne, che ancora si diverte a inviare cartoline con i francobolli più originali. E ai giornali si scrive ancora, eccome: sul Corriere della Sera è stata di recente raccontata la storia del lettore che ha inviato duemila lettere (una al giorno) in duemila buste e altrettanti francobolli e con scrittura a mano. Nell’ultima parte dell’articolo si ricorda infine come scrivere una lettera, secondo i neurologi, faccia anche bene alla salute, in quanto fa pensare meglio, attivando aree importanti del cervello. Insomma, non c’è che dire: davvero un autentico toccasana.